Più bianco non si può! 2ª Domenica di Quaresima (B)

Più bianco non si può

Il biancore incredibile delle vesti di Gesù trasfigurato richiama la nostra veste battesimale, resa candida perché lavata nel sangue dell’Agnello.

Omelia per domenica 25 febbraio 2024

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Letture: Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Sal 115 (116); Rm 8,31-34; Mc 9,2-10

Negli anni ’70, tramite la TV, entrò nelle case degli Italiani uno slogan pubblicitario che ha fatto la storia ed è rimasto nell’immaginario e nei modi di dire:

più bianco non si può!

In lavanderia

Perdonatemi se anche stavolta inizio con una suggestione così stupida, ma a me viene in mente proprio quella pubblicità quando leggo l’episodio della Trasfigurazione nella versione di Marco, perché – se anche Matteo e Luca parlano di vesti bianche e splendenti – solo lui ci dice che

nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.

Bianco impossibile

Con un esempio molto semplice da capire, l’evangelista sta cercando di dirci che quello visto dai tre discepoli sul monte Tabor era un colore che nessun uomo, nemmeno il più esperto e ingegnoso, sarebbe in grado di riprodurre in natura.

Le vesti di Cristo diventano di un bianco raggiante, brillante, splendente: un bianco che può essere paragonato solo con la luce.

Da sempre, nell’immaginario religioso (e anche nella Sacra Scrittura), il bianco e tutto ciò che richiama lo splendore della luce è un rimando diretto al mondo del divino.1

Il bianco è “generoso”

Tutto ciò ha anche una spiegazione scientifica.

Chi ha studiato un po’ di fisica, infatti, sa che la luce e il colore sono due fenomeni strettamente legati: in natura appare bianco ogni materiale che riflette tutte le frequenze della luce che riceve; ogni altro colore, invece, assorbe tutte le frequenze tranne quelle che noi percepiamo; infine, appaiono neri quei materiali che assorbono totalmente la luce, senza riemettere nulla di ciò che hanno ricevuto.

Il bianco, perciò, non è solo un richiamo alla divinità, ma anche alla gioiosa luminosità di quelle persone che sanno diventare dono totale, che non trattengono nulla per sé, ma tutto quello che hanno ricevuto lo donano agli altri.

Le vesti bianche

Altra differenza rispetto a Matteo e Luca,2 è che Marco non fa riferimento diretto al volto di Gesù, ma solo alle vesti, che diventano di un bianco incredibile.

Nella Sacra Scrittura (ma anche nel linguaggio umano) i vestiti e i loro colori sono molto di più un semplice pezzo di stoffa per coprire il corpo: manifestano e sottolineano la personalità di chi le indossa e veicolano un messaggio.

Anche nell’Apocalisse (libro in cui i colori hanno una simbolicità altissima), si parla di vesti bianche:

«Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» (cfr Ap 7,9.13-14).

Il lavandaio divino

Dunque, nessun uomo è in grado di riprodurre quel bianco, ma qualcuno c’è: è l’Agnello di Dio, il Figlio amato del Padre, che i tre apostoli si trovano di fronte sul Tabor.

Pietro, Giacomo e Giovanni hanno la grazia di poter contemplare Gesù nella gloria che gli appartiene in quanto Figlio del Padre, ma anche e soprattutto in quanto Figlio che si è fatto uomo per versare il Suo sangue in riscatto per tutti, così da lavare via le macchie del nostro peccato.

L’annuncio della passione, che Gesù aveva dato loro sei giorni prima, e che Pietro non era stato capace di accettare,3 trova qui il suo significato.

Riscoprire il proprio battesimo

Da sempre, nella liturgia sacramentale della Chiesa, la veste bianca è simbolo battesimale della vita nuova in Cristo.

Non è un caso, perciò, che la seconda domenica di questo cammino di Quaresima, che ci porterà a riscoprire la grazia del nostro battesimo la notte di Pasqua, ci faccia contemplare le vesti bianche di Cristo, come traguardo a cui pure noi dobbiamo giungere.

Anche noi, passando per la via tracciata da Gesù (che è necessariamente quella del dono totale sulla Croce), siamo chiamati a trasfigurarci in Lui, come dice Paolo ai Corinzi:

noi tutti… riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore (cfr 2Cor 3,18).

  1. Si vedano, per esempio, le visioni dei profeti Ezechiele e Daniele (cfr Ez 1,27; Dn 7,9), riprese poi da Giovanni nell’Apocalisse (cfr Ap 1,13-16). ↩︎
  2. Cfr Mt 17,2; Lc 9,29. ↩︎
  3. Cfr Mc 8,31-33. ↩︎