Purificazione del cuore. 3ª Domenica di Quaresima (B)
La vera «casa del Padre» da purificare è il nostro cuore: è lì che il “mercato” e un sacco di cose estranee impediscono l’incontro con Dio.
Omelia per domenica 3 marzo 2024
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Letture: Es 20,1-17; Sal 18 (19); 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25
Nella terza, quarta e quinta domenica di Quaresima la Liturgia “abbandona” i vangeli sinottici per proporre l’ascolto di alcuni brani dell’evangelista Giovanni.
Il cammino del catecumeno
In particolare, l’antica Liturgia Romana proponeva sempre lo schema che è rimasto nell’attuale ciclo liturgico “A”, ovvero: le pagine della Samaritana,1 del cieco nato2 e della rianimazione di Lazzaro.3
Sono testi molto densi, che permettevano ai catecumeni di compiere la preparazione finale al Battesimo e a tutti i già battezzati di riscoprire la loro esistenza battesimale.
Nonostante sia possibile scegliere di ascoltare ogni anno quelle tre pagine (data la loro importanza), anche i testi indicati per i cicli “B” e “C”, sono altrettanto suggestivi.
Un gesto profetico
Il brano di oggi ci propone l’episodio della cosiddetta “purificazione del Tempio”.
Riguardo al gesto eclatante di Gesù ho già dato diverse chiarificazioni nella riflessione di tre anni fa, alla quale rimando per evitare di dilungarmi inutilmente.
Ribadisco solamente che quella di Gesù non è una sfuriata, ma un’azione simbolica e profetica, che vuole farci riflettere in modo ben più profondo rispetto alla semplice opportunità o meno di avere le bancarelle dei souvenir fuori dai santuari.
La casa del Padre
Ma – se i destinatari dell’azione purificatrice non sono i commercianti sulla spianata del Tempio – cosa voleva purificare Gesù?
Per capirlo, dobbiamo seguire l’intera narrazione, che – dopo la cacciata dei venditori – riporta il “battibecco” tra Gesù e i Giudei: questo dialogo ci permette di capire il vero oggetto dell’azione profetica.
La casa del Padre – che non deve essere trasformata in un mercato – non è tanto il Tempio di Gerusalemme, ma la persona stessa di Gesù; l’evangelista annota, infatti:
egli parlava del tempio del suo corpo.
Parallelamente al brano della terza domenica di Quaresima del ciclo “A”, in cui – alla Samaritana che gli chiede quale sia il luogo adatto ad adorare Dio – il Maestro risponde «né su questo monte né a Gerusalemme»,4 anche qui Gesù indica ai Giudei (e a noi) che “la casa” dell’incontro con Dio non è un luogo, ma la relazione profonda con Lui.
Nel profondo del cuore
Questo incontro, questa relazione profonda con Dio non può avvenire che nel nostro cuore: là dove Dio ha deciso di abitare.5
È il nostro cuore, dunque, che Cristo vuole purificare: ecco il legame di questa pagina di vangelo con quella della Prima Lettura, che ci presenta il Decalogo, le Dieci grandi Parole.
Secondo una celebre tradizione rabbinica, gli ultimi due comandamenti – «non desiderare…» – sono la chiave di lettura di tutto il Decalogo, perché ci dicono l’origine di tutte le trasgressioni, ovvero: il desiderio, il cuore dell’uomo.
Gesù stesso ne darà questa lettura nel Discorso della Montagna:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,27).
E ancora:
«Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male» (cfr Mc 7,17-23).
Il “mercato” interiore
Se siamo sinceri dobbiamo riconoscere che nel nostro cuore spesso c’è davvero una sorta di “mercato”.
Non mi riferisco semplicemente alla baraonda tipica delle fiere (e delle relative bancarelle) come immagine plastica della confusione di sentimenti che ci portiamo dentro, ma al fatto che la nostra interiorità più profonda spesso è “mercanteggiata”, e invece di conservare in noi i sentimenti più sinceri e gratuiti, abbiamo imposto al nostro cuore le stesse regole e dinamiche di ricatto e “commercio” che valgono per le cose materiali.
È questo il motivo che riduce i nostri rapporti con gli altri e con Dio a qualcosa di puramente esteriore, di materiale e venale, di quantificabile, di cui si può esprimere quasi un valore o una convenienza economica.
Purificare il cuore
Gesù oggi, con la frusta in mano (ovvero con tanta serietà e convinzione), vuole cacciare dal nostro cuore tutte queste “mercanzie”, perché il Tempio che c’è dentro di noi non venga profanato, ma sia il luogo della gratuità e dell’intimità più sincera.
Non possiamo servire Dio e mammona,6 non possiamo dire di sì allo Spirito finché continuiamo ad assecondare i desideri della carne, dirà Paolo ai Galati.7
Lasciamoci purificare nel profondo, anzi, chiediamo con insistenza al Signore, in ginocchio come il lebbroso del vangelo:
- Gv 4,5-42. ↩︎
- Gv 9,1-41. ↩︎
- Gv 11,1-45. ↩︎
- Cfr Gv 4,19-26. ↩︎
- Cfr 1Pt 3,15. ↩︎
- Cfr Mt 6,24. ↩︎
- Cfr Gal 5,16-26. ↩︎