Cosa è più facile?

È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago...

Per Dio non c’è niente di “più facile” che perdonarci. Siamo noi che gli rendiamo il compito difficile, a causa della poca fede e del nostro cuore indurito.

Omelia per lunedì 11 dicembre 2023

Letture: Is 35,1-10; Sal 84 (85); Lc 5,17-26

L’invito a rifiorire, che il profeta rivolge al deserto e alla steppa nella prima lettura, non si riferiscono a una ri-creazione del mondo (che sarebbe un evento prodigioso), ma anzitutto del cuore dell’uomo, che è qualcosa di ben più difficile da realizzare.

Perciò, questo brano di Isaia è l’adeguata preparazione a quello di Luca nel vangelo, in cui Gesù ci dice che è più facile far camminare un paralitico (!) che far cambiare il nostro cuore.

E chi può salvarsi?

La cosa lascia stupiti, un po’ come il paradosso del cammello che passa più agevolmente per la cruna di un ago rispetto a un ricco per la porta del Regno dei cieli (cfr Mc 10,25).

Come i discepoli, ci verrebbe da dire: «E chi può essere salvato?» (Mc 10,26)

Ma le due pagine della Scrittura di oggi sono testi che aprono alla speranza, perché – come rispose Gesù – dimostrano che è «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio» (Mc 10,27).

Niente di più facile

Infatti, «il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati», perciò, anche ciò che a noi sembra impossibile, diventa la cosa “più facile” del mondo.

Per Dio non c’è niente di “più facile” che sommergerci con la Sua misericordia, ma noi gli rendiamo le cose difficili ogni volta perché – come gli scribi e i farisei – facciamo questioni e mettiamo in dubbio che Dio ci possa perdonare ancora, e ancora, e ancora… insomma: sempre.

È quesitone di fede

Spesso cerchiamo di capire come si possa misurare la fede di una persona… Ve lo dico subito, a partire da questo brano di vangelo: la fede si misura in base a quanto siamo disposti a lasciare spazio e possibilità alla misericordia di Dio.

Luca, infatti, ci dice che Gesù operò la guarigione del paralitico (prima del cuore, perdonando i suoi peccati, e poi del corpo facendolo alzare in piedi e camminare) dopo aver visto la fede degli uomini che l’avevano condotto davanti a lui, ingegnandosi perfino di scoperchiare il tetto per riuscirvi.

Troviamoci buoni amici

Scoperchiamo il tetto del nostro cuore indurito, e lasciamoci raggiungere dall’Amore di Dio!

Se non lo sappiamo fare da soli perché siamo “paralitici”, troviamoci dei buoni amici come quelli del vangelo, che ci portino davanti a Gesù.