Nostalgia canaglia

Nostalgia

Se vogliamo aprirci alla novità dell’opera di Dio dobbiamo far di tutto per scacciare la nostalgia del passato, delle vecchie abitudini e delle nostre sicurezze.

Omelia per martedì 16 gennaio 2024

Letture: 1Sam 16,1-13; Sal 88 (89); Mc 2,23-28

Fanno riflettere le parole del Signore a Samuele all’inizio del brano di oggi, perché potrebbero essere riscritte così:

«Fino a quando hai intenzione di piagnucolare? Io ho già voltato pagina. Su, forza!».

Nostalgia del passato

Di fatto, il capitolo precedente si era concluso proprio attestandoci la tristezza interiore del profeta:

Samuele piangeva per Saul, perché il Signore si era pentito di aver fatto regnare Saul su Israele (cfr 1Sam 15,35).

Che strano è il cuore dell’uomo! Prima fa fatica ad accettare un’idea (Samuele non ne voleva sapere di trovare un re per Israele) e poi ci si affeziona così tanto da non riuscire ad abbandonarla… Scommetto che molti hanno fatto la stessa esperienza nella vita.

Non è una brutta cosa affezionarsi a qualcosa o qualcuno, ma è un male non riuscire a staccarsi e lasciar andare le cose e le persone quando è il momento: le cose passano, le persone vanno e vengono, e non vi si può rimanere ancorati in eterno.

Aprirsi alla novità di Dio

Dio a Samuele chiede proprio di non farsi bloccare dalla nostalgia dei «bei tempi passati», ma di aprirsi alla novità che Lui ha già in serbo:

«Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re».

Dio non si ferma e non si arrende di fronte ai fallimenti umani, ma riprende subito in mano le redini della storia per portare avanti i Suoi disegni di Salvezza; se mai, gli ostacoli che incontra sono spesso i nostri mugugni e la nostra nostalgia del passato, delle vecchie abitudini, dell’«ho sempre fatto così».

Basta scuse e finte conversioni

Davanti alla novità che Dio ci propone siamo sempre un po’ recalcitranti e in cerca di scuse (magari anche plausibili):

Samuèle rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà».

E, anche quando finalmente vinciamo l’inerzia, siamo tentati di ritornare sui nostri passi, cercando una “novità” che non sia troppo faticosa da accettare, come Samuele che si mette a cercare tra i figli di Iesse uno che assomigli a Saul: il più appariscente in forza e statura.

Dio ci spiazza

Ma, ancora una volta, di fronte al nostro tentativo di «cambiare, sì, ma non del tutto», Dio ci spiazza:

«Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».

Dio sconvolge i nostri piani e, come sempre, sceglie la strada più improbabile, «il più piccolo», quello che «sta a pascolare il gregge», perché solo questa è vera novità, solo questa è opera di Dio, che dice:

«Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (cfr Ap 21,5; cfr anche Is 43,19).

Uno sguardo nuovo

È questa novità che deve illuminare il nostro sguardo, perché possiamo vedere ogni cosa con gli occhi di Gesù; infatti, ai farisei che gli dicono

«Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?»

Egli risponde: «basta nostalgia del passato, di una “legge” che è solo un “recinto” dove sentirvi al sicuro! Apritevi alla novità di Dio, che ha fatto la Legge per liberare l’uomo!»