Principe della pace. Natale del Signore 2023

Principe della pace

Cristo è venuto nel mondo come principio e iniziatore della pace, ma perché questa si instauri, noi dobbiamo andargli dietro e diventarne instancabili artigiani

Omelia per il Natale 2023

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Letture: Is 9,1-6; Sal 95 (96); Tt 2,11-14; Lc 2,1-14 (Messa della notte)

Mai come quest’anno il clima del Natale sembra surreale e stridente con tutto ciò che succede nel mondo, forse perché proprio la terra dove nacque Gesù è teatro di un terribile e sanguinoso conflitto.

Cuori affranti

Anche nelle confessioni che ascolto in questi giorni sono testimone e interlocutore di tante persone preoccupate per tutta l’indifferenza e la cattiveria dilagante, per la crisi economica, per le guerre…

Confesso che anche io, quando devo provare a rispondere a queste confidenze, faccio fatica a formulare parole di incoraggiamento che non sembrino favolette anacronistiche.

Un Dio ostinato

Natale nella striscia di Gaza

Eppure, nonostante tutto, Natale viene.

Non è come quando – in occasioni di grandi conflitti – furono sospesi e cancellati financo i Giochi Olimpici: cascasse il mondo, Dio viene lo stesso.

Dio si ostina a farsi carne nella nostra storia, e osa portare un messaggio dirompente:

Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce…
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.

Le letture della Liturgia non cambiano: la Parola di Dio rimane in eterno, e non si fa schiacciare dalla parola umana, dalle cronache di guerra.

Dio ha la pretesa – oggi più che mai – di portare luce nelle nostre tenebre, gioia nella nostra tristezza, pace nei nostri conflitti.

Restaura-feste

A noi che spesso sentiamo Dio come un guastafeste, Egli viene, invece, come l’unico che sa ripristinare le condizioni per far festa.

Noi diciamo: come si può far festa in questo mondo? Se solo ci fosse un po’ di giustizia, di solidarietà, di pace… E la Liturgia ci risponde con le parole del profeta Isaia:

hai spezzato il giogo che l’opprimeva…
e il bastone del suo aguzzino…

ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.

Tutto ciò che ci impedisce di gioire e fare festa verrà tolto, spazzato via: l’ingiustizia dell’oppressore, le armi e gli eserciti, il sangue degli innocenti versato…

Ci è stato dato un figlio

E il vaticinio continua:

Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
…e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.

Quel bambino che contempliamo nella povertà del Presepe è il nostro Dio, il nostro Padre, il Principe della pace.

Principe della pace

Ed è quest’ultimo titolo che “ci tira per la giacchetta” in questa notte santa di Natale: «Principe della pace».

Non significa semplicemente che Dio è un Re pacifico, che desidera instaurare il regno della pace, ma che Egli è il principe, ovvero: il Primo, Colui che dà principio e inizio a questa pace.

Insomma: è Lui a fare il primo passo della riconciliazione e della pace, proprio Lui che avrebbe avuto tutto il diritto di reagire per difendersi contro l’umanità che gli muoveva guerra da sempre.

Scendendo sulla terra, quel Dio che noi immaginiamo sempre arrabbiato e in collera, invece, viene in pace, come confermano gli angeli nel loro canto notturno ai pastori (cfr Lc 2,14).

Il nostro compito

Ma, se è vero che Cristo è il primogenito, Colui che dà principio e compimento a tutte le cose,1 rimane altrettanto vero che Dio non può e non vuole fare nulla senza di noi: della pace che Lui ha portato sulla terra dobbiamo essere noi gli instancabili artigiani.

E per costruire la pace non c’è altra via che quella inaugurata dal Principe della pace: praticare la giustizia rinunciando a recriminare i propri diritti.

Lo si può e lo si deve fare, in famiglia, sul lavoro, ovunque si incarna la nostra vita.

È quello che ho raccomandato a tanti durante le confessioni di questi giorni, dai bambini agli adulti:

«cerca di mettere da parte i motivi di contrasto o diverbio, e di fissare, invece, lo sguardo su ciò che ci sta a cuore e ci unisce. Non stare a vedere se hai ragione tu o l’altro, e fai il primo passo: tendi la mano per primo, e lascia che diventi un abbraccio».

  1. Cfr Rm 8,29; Col 1,15.18; Eb 12,2. ↩︎