Non amate il mondo, né le cose del mondo

Non amate il mondo

Non si tratta di avere uno sguardo pessimista sul mondo e sulle cose, ma di avere un cuore libero, capace di rinunciare a tutto pur di amare Dio e i fratelli.

Omelia per sabato 30 dicembre 2023

Letture: 1Gv 2,12-17; Sal 95 (96); Lc 2,36-40

Proseguiamo la lettura continua della Prima Lettera di Giovanni.

Il brano di oggi è l’esortazione di un padre verso la comunità cristiana di cui è responsabile a essere coerente nelle scelte fatte secondo il proprio cammino di fede.

Il tono è veramente affettuoso, perché quel «figlioli» – usato per definire tutti i membri della Comunità – in greco è scritto alternativamente con due termini vezzeggiativi che significano “fanciulletti”, “bambinetti”.

Giovani e vecchi

Questi «figlioli», che vivono tutti nella grazia del perdono ricevuto in virtù del nome di Cristo, vengono poi distinti in “padri” e “giovani”.

  • Dai padri, che da tempo hanno conosciuto il Figlio, si esige una fede matura;
  • dai giovani, si richiede una fede che vinca le difficoltà della loro età e le facili attrattive del mondo.

A tutti, in forza della loro scelta radicale per Cristo, si chiede di superare il contrasto vissuto nel proprio cuore tra l’amore sbagliato del mondo e l’amore del Padre.

Cos’è il mondo?

Il termine “mondo” ricorre frequentemente negli scritti giovannei, e con significati piuttosto diversi.

  • Il primo senso è “neutrale”: indica il luogo dove gli uomini vivono e operano le loro scelte, dove convivono buoni e cattivi, dove si confrontano luce e tenebre, verità e menzogna.
  • Il secondo senso è positivo: il mondo è l’umanità intera, che Dio ama e che Cristo è venuto a salvare (cfr Gv 3,17; Gv 12,47).
  • La terza accezione è negativa: il mondo è una realtà da non amare perché non ha riconosciuto Dio, odia i suoi discepoli e giace nel potere del maligno (cfr Gv 1,10; Gv 15,19).

Quest’ultimo non è uno sguardo amaro e pessimista sulle realtà terrene, bensì una valutazione sapiente delle realtà fuggevoli, che non dimentica che Cristo, incarnandosi nella storia, la rende luogo prezioso nel quale è possibile impegnarsi alla ricerca del Bene e della Verità.

Desideri distruttivi

Tre sono le sfaccettature che caratterizzano la fisionomia di quel mondo da cui prendere le distanze:

  1. la concupiscenza della carne, cioè il comportamento di chi è teso a soddisfare unicamente il proprio egoismo e le proprie passioni;
  2. la concupiscenza degli occhi, ovvero le tentazioni che aggrediscono l’uomo dall’esterno, come il fascino delle apparenze, dei valori effimeri e illusori;
  3. la superbia della vita, cioè l’atteggiamento di chi intende affermarsi contro gli altri e sopra gli altri, la ricerca della propria gloria ad ogni costo.

Occorre scegliere

I cristiani sono chiamati a prendere una posizione netta di fronte al mondo così inteso, ricordando che l’amore deve essere indirizzato a Dio e agli uomini: solo svuotando il cuore dall’amore del mondo, dalla bramosia di possesso dei suoi beni caduchi, possiamo riempire il cuore di amore di Dio e dei fratelli.

La nostra tristezza, le molte delusioni che proviamo, hanno quasi sempre origine da questo assurdo tentativo di conciliare Dio e il mondo, dimenticando che «se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui».