Non dire «sono fatto così». Lunedì della 2ª settimana di Pasqua

sono fatto così

Il cristiano non può dire «non ce la faccio, sono fatto così»: renderebbe vana la Croce di Cristo e la Sua Grazia!

Letture: At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8

Quante volte – allargando le braccia – abbiamo detto: «ormai, alla mia età come faccio a cambiare?! Io sono fatto così: non ci posso fare niente».

Ma la Parola di Dio di oggi ci mostra che un cristiano non lo può dire, mai.

Nemmeno all’ultimo secondo di una vita di cent’anni!

Anche noi da Gesù, di notte

In questa seconda settimana di Pasqua i vangeli ci fanno rileggere l’incontro notturno di Gesù con Nicodèmo.

È uno dei farisei che – invece di osteggiarlo per partito preso, come gli altri – si lascia mettere in questione.

Immedesimiamoci in questo personaggio (come dovremmo fare sempre quando leggiamo il Vangelo).

Lasciamoci mettere in questione anche noi, invece di dare tutto per scontato e assodato.

C’è qualcosa nella nostra vita che dovremmo ripensare? C’è qualche conversione che dobbiamo operare?

Se la risposta fosse «no»… beh: oltre a mettere una “pietra tombale” sulla nostra esistenza, renderemmo vana la Croce di Cristo!

Facciamo come Nicodèmo: non accontentiamoci di “appartenere alla massa”, di fare “l’uomo medio” o – peggio – “il cristiano medio”.

Prendiamo l’occasione di questa “notte” che è la lunga quarantena impostaci a causa della pandemia.

Nei lunghi momenti “vuoti” che ci sono stati imposti (ma forse anche donati) mettiamoci di fronte a noi stessi, e soprattutto di fronte a Dio.

Rivolgiamo a Gesù le nostre domande

La domanda che citavo all’inizio è legittima. Anche Nicodemo la fa:

«Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?»

La grande differenza è che – pur facendola come una domanda retorica (per la quale pensa di aver già la risposta) – questa volta la fa ad alta voce, davanti a Gesù.

Tante volte diamo le cose per scontate e immutabili perché l’unico punto di riferimento siamo noi: «ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli», come si dice.

Anche la nostra preghiera è spesso così, come quella del fariseo della parabola: non un dialogo col Signore, ma un monologo con noi stessi, dove facciamo le domande e ci diamo le risposte.

Ma parlare da soli non è sinonimo di pazzia? Di schizofrenia?

Se lo è a livello psicologico, beh… lo è anche a livello spirituale.

Dimentichiamo una cosa fondamentale

Noi viviamo spesso come se Dio non ci fosse. Lo “tiriamo in mezzo” solo quando non sappiamo più che pesci pigliare.

Invece Dio è sempre accanto a noi. Anzi: vive dentro di noi.

La risposta che Gesù dà a Nicodèmo richiama la realtà del Battesimo:

«In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio».

Col Battesimo noi siamo diventati figli di Dio. Di più: siamo diventati nuove creature.

E questo è il motivo per il quale un cristiano non può mai dire «non posso cambiare, ormai è tardi»: perché il Battesimo l’ha già cambiato, e ha messo dentro di lui la forza di continuare a cambiare, ogni giorno.

Lasciamo agire la Grazia

Sentite, infatti, cosa aggiunge Gesù:

«Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito».

Riflettiamo: alcune cose non si possono cambiare, ovvio.

Tipo: se ti sei dovuto amputare una gamba, non la puoi far ricrescere. Se hai ammazzato una persona, non la puoi far risuscitare.

Alcune cose della nostra vita sono irreparabili.

Sono le cose «della carne», della nostra corporeità, della nostra fragilità di creature.

Ma noi non siamo solo “carne”. Noi siamo spirito, perché dentro di noi abita lo Spirito Santo di Dio.

E questo Spirito – se lo lasciamo agire in noi – ci può cambiare, anche radicalmente.

Occorre far morire «le opere della carne» e far crescere «il frutto dello Spirito» (cfr Gal 5,16-26).

Pensiamo alle “svolte” a 360 gradi che Dio ha operato nella vita di alcuni santi: san Paolo, san Francesco d’Assisi!

Cambiare vita – anche radicalmente – è possibile, se non mettiamo limiti alla Grazia (con la nostra libertà di opporci a Dio).

Una cosa alla volta

È chiaro che pensare a cambiamenti radicali ci spaventa.

Se dovessimo pensare di “ribaltare” la nostra esistenza tutta d’un fiato, ci scoraggeremmo immediatamente.

In ciò ci viene in aiuto la saggezza del nostro caro santo Papa Giovanni XXIII, con una bellissima pagina conosciuta come il Decalogo della quotidianità (consiglio di andarla a leggere e pregarla spesso): «Solo per oggi…»

Cosa possiamo fare noi? Un piccolo cambiamento ogni giorno.

La Parola di Dio quotidiana

I suggerimenti ce li dà la Parola di Dio, che ci viene donata dalla Liturgia.

Cosa ci suggerisce quella di oggi (oltre al consiglio di prendere esempio da Nicodèmo)?

Nella prima lettura, Pietro e Giovanni, dopo essere stati arrestati e minacciati di non predicare più in nome di Gesù, tornano dagli altri e raccontano quello che hanno vissuto.

Le nostre “soluzioni”

Noi cosa avremmo fatto? Come avremmo reagito?

Ci saremmo messi a fare la “litania” delle ingiustizie del mondo, a inveire con ira contro i malvagi e magari ad augurargli del male, o no?

Ricordo che anni fa ho sentito dei “bravi cristiani” aggiungere – in modo spiritoso (ma neanche più di tanto) – una postilla alla 6ª Opera di Misericordia Spirituale («Sopportare pazientemente le persone moleste»):

«…e pregare il Signore che muoiano presto»!

Facciamo presto noi, con le nostre “soluzioni” rapide e radicali. E vorremmo insegnarle anche al Signore!

L’insegnamento della Parola di Dio

Non è certo l’insegnamento di Gesù, che al riguardo ci raccomanda:

«amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (Mt 5,44).

E non è stato l’atteggiamento della prima comunità cristiana:

Anzitutto, i primi cristiani rileggono l’ingiustizia subìta pregando la Parola di Dio: il Salmo 2 (proposto anche a noi dalla Liturgia di oggi).

E poi non chiedono a Dio di annientare i nemici, quanto – invece – di aiutare i cristiani a perseverare nel bene:

«concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola, stendendo la tua mano affinché si compiano guarigioni, segni e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù».

Che è poi la realizzazione pratica del consiglio di san Paolo ai Romani:

«Non rendete a nessuno male per male… Non fatevi giustizia da voi stessi… Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (cfr Rm 12,17-21).

Avanti, oggi tocca a me, a ciascuno di noi. Cambiare si può.