Portare i pesi gli uni degli altri

Portare i pesi gli uni degli altri

La preghiera più vera è quella che ci fa portare il peso dei peccati dei nostri fratelli come fossero nostri, in uno spirito di pura solidarietà e compassione.

Omelia per mercoledì 27 settembre 2023

Letture: Esd 9,5-9; Tob 13,2-8; Lc 9,1-6

Nell’Antico Testamento, oltre ai Salmi, troviamo preghiere stupende innalzate da vari personaggi in momenti critici della storia della salvezza.

Scuola di preghiera

Ve ne elenco solo alcune tra le più “famose”, elevate da personaggi altrettanto “illustri”:

  1. Abramo (cfr Gen 18,22-33),
  2. Mosè (cfr Nm 14,13-23),
  3. Anna (cfr 1Sam 2,1-10),
  4. Davide (cfr 2Sam 7,18-29),
  5. Salomone (cfr 1Re 3,5-15),
  6. Giona (cfr Gio 2,2-10),
  7. Geremia (cfr Ger 32,16-25),
  8. Ezechia (cfr 2Re 19,15-19),
  9. Esdra (cfr Esd 9,6-15: in parte la ascoltiamo oggi),
  10. Neemia (cfr Ne 1,4-11),
  11. Daniele (cfr Dan 9,3-19),
  12. Giobbe (cfr Gb 42,1-6).

Sono testi che gridano gioia e dolore, svelano le profondità dell’esperienza umana, oltre che l’amorevolezza di un Dio misericordioso che sempre ascolta.

Ci rivelano la spiritualità di un popolo e restano per noi scuola permanente di preghiera.

Spirito corporativo

Molti dei testi citati denotano tratti comuni: lo spirito comunitario di un popolo che nei frangenti più delicati della propria storia si sente un unico corpo, un unico cuore, un’unica voce.

Questo spirito “corporativo” è ben espresso dalle parole dell’orante, che si fa voce di tutti, spesso intercedendo per il popolo (come Abramo e Mosè), ma molto più spesso includendosi in esso, come nella preghiera che ascoltiamo nella prima lettura di oggi.

Solidarietà

Esdra prega, prostrato nel cuore e nell’animo, dopo essersi lacerato le vesti e strappato i capelli e la barba (cfr Esd 9,3) a motivo della notizia portatagli dai preposti del popolo riguardo agli abomini compiuti da tutti, a partire dai governatori.

È interessante notare come Esdra, sacerdote e scriba integerrimo («la mano di Dio era su di lui»Esd 7,6), non si sente estraneo al peccato del suo popolo, ma lo sente suo in tutto, e prega in prima persona plurale, includendosi tra tutti i peccatori:

«Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo».

Portare i pesi gli uni degli altri

Questa capacità di solidarizzare nel bene e nel male, mi ha richiamato subito alla mente la raccomandazione di san Paolo ai Galati:

Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta… (cfr Gal 6,1-4)

Così i grandi Santi

Mi sono tornate alla mente anche le vite esemplari di tanti santi, capaci di mettere in pratica questo atteggiamento di profonda solidarietà, tanto da sentire come propri i pesi e i peccati altrui pur vivendo in uno stato di quasi perfezione.

Tra gli altri, san Domenico, ma anche due grandissimi confessori come san Filippo Neri e san Giovanni Maria Vianney (il santo Curato d’Ars), che piangevano per i peccati altrui come fossero i propri.

Avevano capito in profondità come la Chiesa sia davvero un corpo, dove le membra gioiscono e soffrono le une per le altre: i dolori di uno sono i dolori di tutti (cfr 1Cor 12,12-26).

Un compito per tutti

Se questo atteggiamento di profonda compassione e solidarietà (che chiede di portare i pesi degli altri come fossero propri) è necessaria al sottoscritto e a tutti i ministri della Riconciliazione, credo possa essere un buon consiglio anche per ogni cristiano, a partire dalla conversione del proprio modo di pregare.

Gesù ci ha chiesto di pregare per i nostri nemici (cfr Mt 5,44): allora, invece di giudicare e sparlare dei difetti e delle colpe degli altri, iniziamo a chiederne perdono come fossero nostri.

D’altronde, nell’Ave Maria, non diciamo ogni volta «prega per noi peccatori»?