«Se siete risorti…» Cristiani di nome o di fatto?
«Se siete risorti con Cristo…». Sta tutta qui la questione: siamo cristiani di fatto o solo di nome? Siamo disposti a far morire l’uomo vecchio che è in noi?
Omelia per mercoledì 13 settembre 2023
Letture: Col 3,1-11; Sal 144 (145); Lc 6,20-26
Paolo continua il suo discorso ai Colossesi in modo perfettamente logico: se è vero (come è vero) che Cristo Signore ha fatto passare in secondo piano tutti «i Principati e le Potenze», che ci ha liberati da ogni schiavitù, non è assolutamente concepibile che un cristiano viva ancora sotto quel giogo.
Nei pochi versetti che il Lezionario ha saltato (tra il brano ascoltato ieri e quello che leggiamo oggi), infatti, scrive:
Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste ancora nel mondo, lasciarvi imporre precetti quali: «Non prendere, non gustare, non toccare»? Sono tutte cose destinate a scomparire con l’uso, prescrizioni e insegnamenti di uomini (cfr Col 2,16-23).
Non fa una piega, eppure, come dicevo ieri, anche noi oggi siamo legati ad un sacco di paure, convinzioni e fissazioni che ci tengono in scacco e in ostaggio.
Tutto è appeso ad un «se»
Allora, mi pare di poter dire, che tutto il brano della prima lettura di oggi è come “appeso” ad un «se», a un periodo ipotetico sul quale dobbiamo riflettere seriamente anche noi:
se siete risorti con Cristo…
Sembra quasi che l’apostolo, di fronte ai tentennamenti e alle ricadute dei cristiani di Colosse, abbia dei dubbi sul fatto che siano davvero tali, ovvero: che siano cristiani di fatto, e non solo di nome.
Morire e risorgere con Cristo
Essere morti con Cristo (Col 2,20) ed essere risorti con Cristo (Col 3,1) sono il doppio movimento di “discesa” e “risalita” che il cristiano vive nel sacramento del Battesimo per spogliarsi dell’uomo vecchio e indossare l’uomo nuovo (cfr Col 3,9-10).
Il Battesimo per immersione (che era celebrato nei primi secoli dell’era cristiana) riproduceva plasticamente questo movimento, e il cammino penitenziale in preparazione all’Iniziazione cristiana era una cosa seria e impegnativa.
Oggi è tutto ridotto a pochi segni striminziti e spesso fatti solo per tradizione e abitudine, e non più per fede… perciò, se tentennavano i primi cristiani, figuriamoci noi oggi!
Di nome ma non di fatto
Di nome siamo tutti cristiani (o quasi): la maggioranza dei genitori chiede ancora il battesimo per i propri figli e molti li portano al catechismo per ricevere la Prima Comunione e la Cresima… ma quanti vivono una vita davvero cristiana?
Già, perché Vita cristiana è il titolo del terzo capitolo della lettera, e Vita nascosta con Cristo in Dio è il sottotitolo dei versetti che ascoltiamo oggi.
Quanti dicono – anche con un certo orgoglio – «io sono credente ma non praticante»?
Il problema è che dentro quel «non praticante» non si mascherano quelli che non vanno a Messa la domenica, ma quelli che – pur dicendosi cristiani – si comportano in modo totalmente difforme dal Vangelo!
“Atei devoti”
E tra i cristiani “di nome”, che hanno una morale tutta loro, ci sono anche un sacco di persone che frequentano l’eucaristia tutte le domeniche, e magari fanno anche parte di gruppi parrocchiali!
Gente che candidamente ammette di essere spesso e volentieri in preda all’ira, di non disdegnare discorsi osceni al bar con gli amici (per condividere sotto forma di barzelletta ciò che di sconcio si è visto in TV o su internet fino a tarda notte), di avere qualche “scappatella” con altre donne o uomini, di non perdere occasione per attaccare briga (magari anche in parrocchia)…
E quando il confessore alzasse il sopracciglio di fronte alla nonchalance con cui vengono sciorinati certi “peccatucci”, subito corrono ai ripari con un «Ah, ma io credo, eh, padre!? Sono stato anche a Medjugorje con mia moglie l’anno scorso!»
Eh… ma come la mettiamo davanti alle parole dell’apostolo?
gettate via tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca. Non dite menzogne gli uni agli altri…
Sono tanti i cristiani di nome (o “atei devoti”, come andrebbero definiti), che difendono a spada tratta le regole della religione ma non quando le devono rispettare loro.
«Se siete risorti… fate morire»
Come dicevo sopra, tutto è appeso ad un «se»: non basta essere battezzati, e nemmeno andare a Messa la domenica… per rivestirsi dell’uomo nuovo, prima occorre spogliarsi di quello vecchio o, meglio, farlo morire!
“Mortificazione” è una parola che non ci piace per niente, ma è necessaria per risorgere e vivere la vita nuova in Cristo:
Se siete risorti con Cristo… Fate morire ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non possiamo tenere il piede in due scarpe, non possiamo condurre una doppia vita: per vivere da battezzati (cioè, da morti e risorti con Cristo) non c’è altra strada che questa: la morte a noi stessi.
Se no, a questo punto, dato che ci piace tanto definirci “coerenti”, facciamoci sbattezzare, come gli agnostici!