Sogni d’oro e stelline d’argento

Sogni d'oro

Sogni d’oro sono quelli in cui – come Giacobbe e tanti altri personaggi biblici – incontriamo (e desideriamo incontrare) Dio perché ci mostri la Sua volontà.

Commento alle letture di lunedì 10 luglio 2023

Letture: Gen 28,10-22; Sal 90 (91); Mt 9,18-26

Il brano della prima lettura di oggi è abbastanza conosciuto (per chi mastica un po’ di storie dei Patriarchi) ed è molto poetico, ma va contestualizzato in tutta la sua drammaticità.

Contesto drammatico

Giacobbe è in viaggio, ma non per caso.

Formalmente suo padre Isacco l’ha mandato in Carran da Betuèl (padre della moglie Rebecca), per cercarsi una moglie tra le figlie di Làbano (fratello di Rebecca).

In realtà, il vero motivo è che Giacobbe deve scappare dall’ira del fratello Esaù che ha progettato di ucciderlo per vendicarsi di essersi spacciato per lui e avergli “rubato” la benedizione paterna:

Pensò Esaù: «…ucciderò mio fratello Giacobbe». Ma furono riferite a Rebecca le parole di Esaù… ed ella mandò a chiamare il figlio minore Giacobbe e gli disse: «Esaù, tuo fratello, vuole vendicarsi di te e ucciderti. Ebbene, figlio mio, dammi retta: su, fuggi a Carran da mio fratello Làbano» (cfr Gen 27,41-45).

Qualcosa si è incrinato

Tra l’altro, oltre all’acredine mortale tra i due fratelli, qualcos’altro si è incrinato.

Se ricordate quanto dicevo venerdì, Abramo aveva severamente vietato al suo servo di ricondurre il figlio Isacco nella terra natìa per cercare moglie, per non infrangere le promesse e il comando del Signore (cfr Gen 24,5-7)… qui invece Isacco manda là Giacobbe in persona!

Come a dire che – col passare delle generazioni, purtroppo – qualcosa “si perde per strada” della fedeltà a Dio e alla Sua volontà.

Ma torniamo al racconto del sogno di Giacobbe.

Sogni d’oro

Spesso, nella Sacra Scrittura, Dio si rivela in sogno ai Suoi prescelti, perché il sonno è il momento di totale abbandono della propria ragione e nel quale non si dispone di sé.

Anche per noi i sogni hanno una grande importanza: chissà quante volte abbiamo fatto ai nostri bambini o alla persona che amiamo l’augurio che ho usato come titolo.

Ma cosa sono i sogni d’oro? Sono senz’altro sogni belli, il contrario degli incubi.

Ma per noi credenti dire «sogni d’oro» ha un significato particolare? Credo di sì.

Nell’arte (in particolare nelle icone russe e nei mosaici) l’oro è sempre il simbolo della divinità, della presenza stessa di Dio. Perciò, se – da credenti – vogliamo dare un significato spirituale all’augurio «sogni d’oro», credo che dovremmo intendere augurare a quella persona di poter essere in comunione profonda con Dio, così come lo è stato per i grandi credenti di cui ci narra la Bibbia.

I sogni in cui incontriamo Dio

Nel sogno, finalmente, Giacobbe incontra per la prima volta faccia a faccia il Signore, che aveva conosciuto solo per sentito dire:

«Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco.

In questa visione Dio ribadisce anche a lui le stesse promesse che aveva fatto ai suoi antenati:

A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra… (cfr Gen 13,14-17)

E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra (cfr Gen 12,2-3).

Non solo; lo rincuora anche che il suo viaggio non sarà una triste fuga solitaria, e non dovrà rimanere in esilio in Mesopotamia (dove abitava Abramo), ma tornerà in questa Terra Promessa di generazione in generazione:

Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto».

Scoprire dove abita Dio

È molto bella la reazione di Giacobbe al risveglio, quando, strabuzzando gli occhi, si rende conto di aver incontrato Dio proprio in una situazione in cui – da sveglio, invece, – percepiva solo l’assenza:

«Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo».

Da questo incontro nasce in lui il sentimento autentico del timore di Dio (non della paura), del rendersi conto che Dio abita proprio là dove noi non Lo credevamo presente:

«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».

Il nome Betel significa «casa di Dio», ma Giacobbe specifica subito che Dio non si limita ad abitare in quel luogo (tantomeno nella pietra consacrata ed eretta come sacra stele): quella è «la porta del cielo», ovvero una delle tante occasioni dove Dio mostra che è possibile incontrarlo ovunque, anche e soprattutto nei luoghi e nei momenti più inaspettati.

Buonanotte a tutti

Perciò, alla fine di questo breve commento, non mi resta altro che augurare a tutti voi «sogni d’oro!», ovvero la possibilità di incontrare Dio faccia a faccia quando – nel sonno della ragione che ci rende disarmati – deporrete ogni preconcetto e pregiudizio e vi lascerete vincere dalla Sua vera essenza, anche e soprattutto in quei frangenti e in quelle situazioni dove eravate convinti che Dio non ci fosse.