Economi della giustizia. 25ª Domenica del Tempo Ordinario (C)
La ricchezza non è buona o cattiva in sé: dipende dall’uso che se ne fa. Siamo invitati a diventare buoni economi, che usano le ricchezze per fare giustizia.
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La ricchezza non è buona o cattiva in sé: dipende dall’uso che se ne fa. Siamo invitati a diventare buoni economi, che usano le ricchezze per fare giustizia.
Il cristiano non può stare zitto di fronte alle ingiustizie: è chiamato ad essere profeta, a denunciare ciò che «grida vendetta» al cospetto di Dio.
Cristo è Re perché martire: testimone della verità e dell’Amore. Per questo Amore non ha solo parlato, ma ha dato la vita!
Vogliamo continuare a vivere da capre, selvatici e indipendenti, oppure diventare pecore docili e miti, che si lasciano guidare dal Signore incontro ai poveri?
Dire “addio” non è abbandonare una persona a se stessa, ma riconsegnarla, restituirla a Dio, aiutandolo così a ricomporre il Suo “tesoro”.
Dio ci chiede di cambiare, di metterci in gioco, di sporcarci le mani, invece di stare in disparte senza far nulla a giudicare gli altri.
La distanza tra il modo di fare di Dio e il nostro è immensa… Se vogliamo entrare a far parte del Suo progetto, occorre che ci diamo da fare per colmarla.
Anche noi, come l’apostolo Pietro, abbiamo bisogno di questo rimprovero di Gesù: «Va’ dietro a me!». Troppo spesso ci facciamo maestri e giudici degli altri.
Gesù ha dedicato tutta la sua predicazione a descrivere il regno dei cieli, per far nascere nel cuore dell’uomo il desiderio di questo regno. A noi interessa?