La porta e il guardiano. 4ª Domenica di Pasqua (A)
Gesù è la porta: colui che ci introduce nella casa del Padre. Se accogliamo il Suo invito a passare attraverso di Lui, diventiamo “di casa” anche noi.
Omelie delle domeniche e feste del ciclo liturgico “A”
Gesù è la porta: colui che ci introduce nella casa del Padre. Se accogliamo il Suo invito a passare attraverso di Lui, diventiamo “di casa” anche noi.
I nostri discorsi si intreccino con Gesù (Parola fatta carne) e la nostra casa sia luogo di una “Eucaristia domestica” dove ci si spezza e ci si fa Dono.
Non si può essere cristiani da soli. Non si può dire «Io credo» se non assieme ai nostri fratelli radunati nel Cenacolo per celebrare l’Eucaristia.
Se ascoltiamo attentamente la Passione di Cristo e ne diventiamo attori, scopriamo essere noi quelli che scappano: Lui rimane al suo posto, fino alla fine.
Solo accettando di stare nel buio fetore del sepolcro, di morire e consumarci come il chicco di grano, potremo sperimentare la forza di Cristo sulla morte.
Se crediamo di vederci e saper tutto non cresceremo mai nella fede. Come al cieco nato, Gesù deve ricreare i nostri occhi per contemplarLo come Luce del mondo.
L’anfora vuota è simbolo della nostra sete, che noi cerchiamo di spegnere con un’acqua stagnante; ma Dio vuole spegnerla per sempre con il dono del Suo Spirito.
Non possiamo più accontentarci di assistere allo “spettacolo”. Ora si tratta di trasfigurarci: da spettatori dobbiamo diventare veri ascoltatori obbedienti.
L’esperienza delle nostre fragilità ci fa sentire soli e abbandonati a noi stessi, ma Dio non ci abbandona alla tentazione. Egli la affronta con noi.
Quello che ci chiede Gesù non è la direzione naturale seguita dal nostro cuore, anzi: è proprio l’opposta. Il cuore da prendere come riferimento è quello di Dio