Dio si rivela ai piccoli

Dio si rivela ai piccoli

Il fatto che Caterina fosse illetterata non è un invito a non studiare, ma a cercare con tutto il cuore di farsi istruire da Dio, che si rivela ai piccoli.

Omelia per lunedì 29 aprile 2024, S. Caterina

Letture: 1Gv 1,5-2,2; Sal 102 (103); Mt 11,25-30

Se c’è una dimostrazione fulgida delle parole di lode che Gesù innalza al Padre nel brano di vangelo odierno, quella è proprio santa Caterina da Siena:

«hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli».

Una biografia incredibile

Non sto a farvi la biografia di questa donna stupenda, perché non è mio compito e non saprei fare altro che scopiazzare quanto si può trovare in giro (potete trovare una sintesi della sua vita alla pagina a lei dedicata sul sito santiebeati.it) ma, leggendo alcune notizie che la riguardano, non si può non concordare con quanto detto da Gesù.

Dottore senza studiare

Caterina è stata proclamata dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970 senza aver mai studiato: la capacità di leggere e scrivere l’ha ricevuta come dono direttamente dal Signore.

Eppure i suoi scritti (per lo più dettati) trasudano una sapienza incredibile, non fatta di nozioni culturali o filosofiche, ma di profonda conoscenza del mistero di Dio.

Non sto incitando nessuno a non studiare o a denigrare lo studio, ma ad avere un animo semplice e puro, e un cuore che si allarga per accogliere una sapienza che sa essere solo dono e mai conquista.

È Dio che si rivela

Quello che sa di Dio, Caterina sa di averlo totalmente ricevuto per Rivelazione generosa di Dio in risposta al suo ardente desiderio.

Basta leggere alcune righe del brano riportato dall’Ufficio di Letture del Breviario di oggi per confermarlo:

Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce.

Io ho gustato e veduto con la luce dell’intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi vien donata della tua potenza, o Padre eterno, e della tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti.

Tu infatti, Trinità eterna, sei creatore e io creatura; e ho conosciuto – perché tu me ne hai data l’intelligenza, quando mi hai ricreata con il sangue del Figlio – che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura.

(dal Dialogo della Divina Provvidenza, cap. 167, Ringraziamento alla Trinità: libero adattamento; cfr ed. I. Taurisano, Firenze, 1928. II, pp. 586-588)

Piuttosto diversa rispetto a quelli che oggi amano farsi definire i “grandi della terra”, no?

Che sia davvero nostra Patrona!

Caterina è stata dichiarata patrona di Roma nel 1866 da papa Pio IX, patrona d’Italia insieme a san Francesco d’Assisi da papa Pio XII nel 1939 e compatrona d’Europa da papa Giovanni Paolo II nel 1999.

Io dico sempre che bisogna essere degni dei propri Patroni, e non solo invocarne l’aiuto e l’intercessione quando “siamo alla frutta”.

Ci avviciniamo a un’importante tornata elettorale europea (e noi Sottomontesi, anche locale): non sarebbe il caso, noi cristiani, di prendere esempio da santa Caterina e far sentire forte la nostra voce nelle appropriate sedi istituzionali, con lo stesso coraggio e la stessa parresia di questa grande santa?

Laici in prima linea

Nel 1363, quando riuscì a realizzare il suo sogno di consacrazione a Cristo, Caterina fece la scelta anomala di vestire l’abito delle «mantellate» (dal mantello nero sull’abito bianco dei Domenicani), il terz’ordine laicale (al quale aderivano soprattutto donne mature o vedove, che continuavano a vivere nel mondo, ma con l’emissione dei voti di obbedienza, povertà e castità).

A tutti i laici, perciò, ripropongo qui quanto stiamo studiando nella catechesi agli adulti in questi giorni:

Nell’amore di patria e nel fedele adempimento dei doveri civici, i cattolici si sentano obbligati a promuovere il vero bene comune, e facciano valere il peso della propria opinione in maniera tale che il potere civile venga esercitato secondo giustizia e le leggi corrispondano ai precetti morali e al bene comune. I cattolici esperti in questioni pubbliche e, come è naturale, saldamente ancorati alla fede e alla dottrina cristiana, non ricusino le cariche pubbliche, potendo per mezzo di esse, degnamente esercitate, provvedere al bene comune e al tempo stesso aprire la via al Vangelo.

(Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem 14)