Gli altri siamo noi

Noi e gli altri

Davanti alle tragedie un cristiano non può essere indifferente o partigiano, dividere il mondo tra “noi” e gli “altri”, perché «siamo membra gli uni degli altri».

Omelia per martedì 7 novembre 2023

Letture: Rm 12,5-16; Sal 130 (131); Lc 14,15-24

La prima lettura di oggi apre con l’immagine, molto cara all’apostolo Paolo, del corpo e delle membra, paragone ampiamente sviluppato nel capitolo 12 della Prima Lettera ai Corinzi (cfr 1Cor 12,12-31):

noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri.

Una provocazione per l’attualità

Non voglio commentare questo testo nel senso spirituale, sottolineando i vari carismi nella Chiesa e le raccomandazioni di vivere i diversi ministeri nella carità vicendevole (e ce ne sarebbe da dire!), ma prenderlo come provocazione per la situazione attuale e drammatica che stiamo vivendo.

Sì, perché voglio sperare che un cristiano, quando sente risuonare la Parola che dice «siamo membra gli uni degli altri», non pensi che questo riguardi solo i “rapporti di vicinato” nella propria comunità cristiana, ma il suo compito di vivere da bravo cittadino del mondo.

Se un uomo non è un buon cittadino non può essere un buon cristiano, e viceversa.

E la prima prova per verificare che sia un buon cittadino è proprio il suo sguardo sul mondo: se un cristiano divide il mondo tra “noi” e “gli altri” è già fuori strada.

Indifferenti o ultras

Siamo ormai a un mese esatto dall’inizio della tremenda rappresaglia di Israele in reazione all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso: l’ennesima guerra che funesta il mondo (dopo quella tra Russia e Ucraina, che dura da più di due anni).

Di fronte a questi fatti di portata enorme e drammatica, pare che l’umanità (e anche la maggioranza dei cristiani, purtroppo) sia capace solo di due atteggiamenti: l’indifferenza totale o la tifoseria esacerbata degli “ultras”, che non si limitano ai cori dagli spalti opposti dello stadio, ma si cercano in giro per riempirsi di botte (come a Milano stanotte tra milanisti e tifosi del PSG).

Io credo che oggi, per come stanno andando le cose in Medio Oriente, non si possa essere indifferenti (altrimenti non siamo nemmeno più uomini!), ma nemmeno partigiani.

Carità nella verità

Davanti alle tragedie un cristiano non può astenersi dal giudizio, o rifugiarsi nell’equidistanza, nel politically correct, limitandosi a dire che è contro la guerra e la violenza.

Oltre a pregare e digiunare, il cristiano deve cercare la verità e testimoniarla, perché non si può esercitare la carità se non nella verità.

In questa enorme tragedia bisogna prendere posizione in modo chiaro e obiettivo, non facendosi inquinare la mente dall’opinione pubblica, dai mezzi di comunicazione, dai Governi delle Potenze Occidentali, dalla Russia, dalla Turchia… da tutti quelli che parlano solo per un bieco interesse politico-economico.

Prendere posizione

Io prendo posizione: faccio politica (nel senso che mi preoccupo del bene della pòlis, della collettività).

So che sarò tacciato di antisemitismo nell’esprimere questo mio parere, ma – pur condannando fermamente l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso – mi pare evidente che la reazione di Israele sia spropositata e indiscriminata: più di 10.000 vittime tra i Palestinesi delle Striscia di Gaza (di cui 4.000 bambini).

Non sono cifre inventate da me: sono dati riferiti da Organismi delle Nazioni Unite.

E il parere non è solo mio: è anche quello espresso fin da subito dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme e da tante voci provenienti pure dal mondo ebraico.

Dalla parte degli innocenti

Qui non si tratta di stare dalla parte degli uni o degli altri, ma dalla parte degli innocenti.

E i bambini, gli ammalati, i poveri, i profughi, gli inermi sono sempre innocenti.

E nessun fine (nemmeno quello di “estirpare il male”) giustifica i mezzi, soprattutto quelli così indiscriminati e violenti.

Gli altri siamo noi

Queste cose un cristiano ha il dovere di dirle con coraggio, e non lasciare da solo il Papa, o Pax Christi o i pochi profeti rimasti!

E i cristiani che siedono in Parlamento e nei vari posti di potere pubblico – se sono veri cristiani – non possono tacere o accodarsi alle posizioni del proprio partito!

E chi è un “semplice cittadino” – come ripete spesso Papa Francesco – deve uscire da quella “beata” indifferenza globale che lo pone davanti ai problemi degli altri come cose che non lo riguardano.

Non è vero che non possiamo fare niente! Possiamo urlare per la disapprovazione e urlare di dolore, perché – se è vero che «siamo membra gli uni degli altri» – allora è vero anche che quando «un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (cfr 1Cor 12,26).

Se non la smettiamo di essere indifferenti o partigiani, prima o poi verremo inghiottiti dalla nostra stessa violenza e indifferenza!

Lo diceva già più di trent’anni fa Umberto Tozzi nella sua famosa canzone:

tutti vittime e carnefici, tanto prima o poi
gli altri siamo noi.