Lui rimane fedele
Omelia per giovedì 6 giugno 2024
Cristo rimane fedele per sempre, perché è il fedele per antonomasia, la fedeltà in persona. Se anche noi ci fidiamo di Lui saremo salvi.
Letture: 2Tm 2,8-15; Sal 24 (25); Mc 12,28-34
Nel secondo e ultimo brano della Seconda Lettera a Timoteo che il Lezionario ci propone, l’autore sembra citare due frammenti di testi o inni già conosciuti dalla tradizione cristiana (cfr vv. 8-9 e vv. 11-13).
Il nocciolo dell’annuncio
Anzitutto, e alla base di tutto, c’è il kerygma, il nocciolo del Vangelo, l’annuncio cristiano della Buona Notizia:
- Gesù Cristo
- discendente di Davide (l’Incarnazione: Dio si è fatto uomo, ed è il Messia)
- risorto dai morti (l’annuncio della Pasqua).
La risurrezione di Gesù, figlio di Dio, vero Dio e vero uomo, è la parola più nuova, la forza più rinnovatrice entrata nel mondo!
E non bisogna passare troppo velocemente sulla raccomandazione inziale: «ricordati», perché forse – oggi come allora – è fin troppo facile costruire un “castello di carte” tralasciando il fondamento.
Per il Vangelo vale la pena soffrire
Quanti “cristiani”, invece, predicano solo una morale, una serie di norme comportamentali o liturgiche, che non si basano su nient’altro che sull’imposizione e il senso del dovere?
Ma Cristo Risorto dov’è?
Solo per il Vangelo di Gesù Cristo Risorto vale la pena soffrire fino a portare le catene come un malfattore: per nient’altro!
La parola di Dio non è incatenata, dice Paolo, ma se – al posto del Vangelo di Cristo Risorto – predichiamo qualcos’altro, se portiamo noi stessi, siamo noi a “mettere in carcere” la Parola, come dicevo in un’altra riflessione tempo fa.
Configurazione a Cristo
Il secondo frammento è altrettanto importante, e infatti è introdotto con un’altra sottolineatura e raccomandazione:
Questa parola è degna di fede
È un invito a imitare Cristo in tutto e per tutto, per essere una cosa sola con Lui e condividerne il destino di gloria: se con Lui e come Lui affrontiamo e sopportiamo la morte, avremo con Lui e in Lui la vita e il Regno.
Se rimaniamo in Lui si crea una reciprocità e un’unione indissolubile.
Se lo rinneghiamo…
Se, invece, decidiamo di staccarci da Lui, se neghiamo di conoscerlo, questa intima unione si spezza:
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà.
A tal proposito vengono in mente le parole terribili dello Sposo alle cinque vergini stolte della parabola:
«In verità io vi dico: non vi conosco» (cfr Mt 25,11-12).1
In realtà, se fosse stato Pietro a scrivere questo testo l’avrebbe modificato con «se lo rinneghiamo, lui, invece, ci guarderà con misericordia e Amore»: basta leggere Lc 22,54-62 e Gv 21,15-17 per rendersi conto che per Lui è stato davvero così.
#appuntalaparola: Lui rimane fedele
L’affermazione che chiude questo frammento di inno è da segnare come hashtag, o “parola-chiave”, Post-it da appendere sullo sportello del frigorifero:
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
Come ho detto anche nell’omelia del Corpus Domini, Cristo è il fedele per antonomasia,2 per essenza, per costituzione, perché è la fedeltà in persona.
Lo dico spesso alle persone sposate: è più facile per noi preti, perché nel nostro “legame di coppia”, Uno dei due è sempre fedele, cascasse il mondo!
Cristo è il fedele per sempre perché Lui ha detto sempre e solo di «sì» al Padre, perché non è venuto per fare la Sua volontà, ma la volontà del Padre Suo,3 e la volontà del Padre è di non perdere nessuno di quelli che il Padre gli ha dato, ma di risuscitarli nell’ultimo giorno (cfr Gv 6,39).
Ecco perché dobbiamo fidarci di Lui, perché chi crede in lui ha la vita eterna; e Lui lo risusciterà nell’ultimo giorno (cfr Gv 6,40).
Cose da evitare
Ribadendo ancora una volta di richiamare alla memoria queste cose, Paolo invita Timoteo a scongiurare davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta.
È quanto ripeto a me stesso ogni giorno e ripeterò oggi ai miei compagni riuniti qui a Sotto il Monte per celebrare il 26° anniversario di ordinazione sacerdotale, supplicando che il nostro ministero si svuoti di tante cose inutili, superflue, che nulla hanno a che fare con l’annuncio di Cristo.