Mangiare e bere. Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (A)

Mangiare e bere

Mangiare e bere sono le cose che facciamo più spesso e ossessionano la nostra vita… ma lo facciamo perché abbiamo davvero fame e sete? E di che cosa?

Omelia per domenica 11 giugno 2023

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Letture: Dt 8,2-3.14-16; Sal 147 (148); 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

C’è bisogno di una solennità specifica per capire il valore dell’Eucaristia? A quanto pare sì, se la Chiesa non ha ancora abolito la solennità del Corpus Domini.

Non siamo più alle dispute teologiche sulla presenza reale di Cristo nelle Specie Eucaristiche (che comunque – se dovessimo interrogare i cristiani a riguardo – ne sentiremmo delle belle), ma la crisi di questo Sacramento è evidente.

Un Sacramento in crisi

La partecipazione all’Eucaristia era già in crisi prima della pandemia, ma quei mesi tremendi che hanno obbligato i cristiani a rinunciare a celebrare la Santa Messa hanno lasciato un segno profondo.

Ancor oggi – a più di tre anni dalla ripresa delle celebrazioni eucaristiche – viene gente a confessarsi che non ha più partecipato alla Santa Messa da quel fatidico marzo 2020, ma la segue tuttora in TV o su internet! Molti nemmeno la seguono più.

E quei pochi che hanno ricominciato a partecipare alle celebrazioni in presenza spesso non si accostano alla santa Comunione; tanti altri la ricevono con una nonchalance che lascia basiti.

Poi si chiedono come mai si sentono deboli e “spenti” nella fede, senza motivazione e afflato spirituale… esattamente quello che succede – a livello fisico – quando non si mangia e non si beve nulla da ore, o – peggio – da giorni.

Tra ossessione salutista e disturbi alimentari

Mangiare e bere sono le cose che facciamo più spesso, e non solo quando abbiamo fame o sete: si mangia per stemperare la tensione, per ammazzare il tempo, per festeggiare qualcosa… si beve per sballarsi, o per dimenticare…

Viviamo in un mondo in cui – grazie al cielo – non ci manca nulla, e in cui la maggioranza di noi non soffre la fame e la sete.

Forse anche per questo abbiamo perso il senso del vero bisogno di mangiare e bere.

Mangiare e bere, oggi, sono azioni che ossessionano la nostra vita, tra un salutismo esasperato e disturbi alimentari sempre più frequenti.

La prova della fame

Nella prima lettura, Mosè invita il popolo a ripercorre l’esperienza dell’Esodo con queste parole:

«…il Signore, tuo Dioti ha fatto provare la fame».

Non si capisce veramente a cosa serva mangiare e bere fino a quando non si abbia sperimentato davvero la fame e la sete.

Il fatto che i nostri ragazzi (e anche gli adulti) non riescano a bere l’acqua ma vadano in cerca di ogni sorta di bibita dolce e gassata, e non mangino il pane ma continuino a ingurgitare brioche, snack e patatine, la dice lunga…

Cibo spazzatura, per il corpo e lo spirito

E quello che facciamo col cibo e le bevande che immettiamo nel nostro corpo, purtroppo, succede anche con ciò che somministriamo alla nostra mente e al nostro spirito.

Sentiamo perfettamente che il nostro cuore e la nostra anima hanno bisogno di ben altro nutrimento, ma diamo loro da “mangiare” e “bere” solo stupidaggini, “cibo confezionato” in TV e su internet, pieno di “conservanti”, “additivi”, “coloranti” e altri artifici che danneggiano la nostra salute spirituale, alla stessa maniera in cui il “cibo spazzatura” devasta il nostro organismo.

Cosa mangiare per stare bene?

A causa dell’aberrazione alimentare appena descritta, pullulano i dietologi, i nutrizionisti e spopolano le diete fai da te (che ovviamente non funzionano).

Allo stesso modo, è sempre maggiore il numero di persone che – per lo stordimento dell’anima e dello spirito – devono ricorrere a percorsi psichiatrici e di recupero.

Gesù – nel vangelo di questa solennità – ci dice con chiarezza cosa dobbiamo mangiare e bere per stare bene, anzi, per avere la vita:

«se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita».

Insomma: non è una semplice raccomandazione “dietetica”, ma una condicio sine qua non: questa solennità oggi ha l’intento di farci rendere conto che sederci a mensa con Cristo e i nostri fratelli e cibarci del Suo Corpo e del Suo Sangue non è facoltativo, ma essenziale per la nostra vita.

Ciò che fa il Signore per noi

La partecipazione all’Eucaristia non è un precetto, ma una necessità: senza non possiamo vivere! È inutile che ci illudiamo e andiamo in cerca di surrogati spirituali.

Intendo la partecipazione attiva, effettiva, preparata, gioiosa, e completa dell’accostarsi alla Santa Comunione.

La nostra preghiera personale o comunitaria, le letture spirituali, le esperienze di pellegrinaggio e tante altre iniziative sono utili, ma sono ciò che facciamo noi…

L’Eucaristia, invece (come gli altri Sacramenti), è ciò che fa il Signore per noi, e solo Lui può farlo: non possiamo sostituirlo con altro!

Solo la Sua carne è vero cibo e il Suo sangue vera bevanda; solo la Sua vita donata ci dà la vita: una vita piena qui sulla terra e la vita eterna nell’ultimo giorno.

Senza Eucaristia non si vive

Santa Teresa di Calcutta diceva:

«Senza Eucaristia non potrei vivere, non potrei amare e non potrei servire i poveri».

San Pio da Pietrelcina usava questa immagine:

«È più facile che il mondo viva senza il sole piuttosto che viva senza la Messa».

Non affermavano altro i 49 martiri di Abitène (una località nell’attuale Tunisia) che nel 304 preferirono andare incontro alla morte, contravvenendo ai divieti dell’imperatore Diocleziano, piuttosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore; al magistrato che li interrogava risposero:

«Senza la domenica non possiamo vivere».

Il martirio quotidiano

Noi oggi – grazie al cielo – non dobbiamo trovarci nelle catacombe a celebrare l’Eucaristia di nascosto, e nessuno minaccia la nostra vita se partecipiamo alla Santa Messa, ma siamo chiamati ad essere altrettanto martiri (cioè testimoni) dei cristiani di Abitène.

La testimonianza più bella che possiamo rendere a noi stessi e al mondo è aiutarci a vicenda a capire quanto abbiamo bisogno di mangiare questo cibo santo che solo il Signore può donarci, e mostrare all’uomo d’oggi quanto l’Eucaristia sia fonte di vita e gioia vera.