Manuale d’uso e manutenzione
I Dieci Comandamenti non sono imposizioni e proibizioni, ma il “manuale” che Dio ci ha consegnato con Amore perché possiamo fare buon uso della nostra libertà.
Omelia per venerdì 28 luglio 2023
Letture: Es 20,1-17; Sal 18 (19); Mt 13,18-23
Sappiamo a memoria i Dieci Comandamenti (almeno spero), ma – anche qui – ci portiamo dentro una concezione distorta di queste parole e di Chi ce le ha consegnate.
Certo, davanti all’immagine terribile di Dio uscita dalla teofania del brano di ieri, è difficile accogliere con gioia e serenità il Decalogo, ma spero che la riflessione che ho proposto ci abbia spianato un po’ la strada…
Un Dio – “Generale”
Quando pensiamo ai Comandamenti, ci compare nella mente l’immagine di un Preside severo che illustra alle matricole le rigide regole del suo Collegio, o di un tenente che urla in faccia alle nuove reclute della sua Caserma (per citare due reality diventati famosi).
Prescrizioni, divieti… ma siamo stati noi a chiamarli “comandamenti”: i nostri fratelli maggiori nella fede (gli Ebrei) li chiamano “Le Dieci Parole”, perché Dio parla col suo popolo, non comanda.
L’incomprensione viene da lontano, dal Catechismo di Pio X che ci è stato insegnato a memoria: «Io sono il Signore tuo Dio» – punto – e poi attacchiamo con la “lista della spesa”.
«Io sono Colui che ti ama…»
Invece nel testo che abbiamo ascoltato c’è scritto:
«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile».
Una bella differenza, no? Non dice «Io sono Dio e basta», ma «Sono Colui che ti ha salvato, che ti ha reso libero».
Se la giustificazione alla base delle regole è il tipico «è così perché lo dico io!» queste diventano imposizioni odiose; ma qui, Chi mi parla è Uno che mi Ama, che ha fatto e continua a fare tutto per me!
Prima di chiedere ha già dato
Non ci ricordiamo mai di ciò che Dio ha già fatto e continua a fare per noi. Prima di domandarci qualunque cosa, Dio ci ha già ricolmati di beni e doni immeritati: Lui ci ha amati per primo! (cfr 1Gv 4,19)
Se la liberazione dalla schiavitù d’Egitto (che è l’evento fondativo della fede ebraica) non ci dice nulla, sostituiamolo con ciò che fonda la nostra fede cristiana:
«Io sono il Signore, che per te ha donato il Suo Figlio, e l’ha sacrificato sulla croce per la tua salvezza».
Il vero senso del Decalogo
Solo se capiamo questo riusciremo a capire il vero spirito del Decalogo: non è uno sterile elenco di divieti, ma una raccolta di Parole piene d’Amore e buon senso, date all’uomo per svelargli il segreto della vita.
Sono una sorta di “manuale di istruzioni” per il buon uso della nostra vita e del grande dono della libertà che il Signore ci ha fatto.
Un manuale di vita
È Dio che ci ha creato, e Lui sa bene “come funzioniamo”: dandoci queste Dieci Parole è come se ci offrisse il “manuale d’uso”, il “libretto di manutenzione” per vivere una vita in pienezza.
Dieci Parole che – indicandoci chiaramente la parte oscura di noi stessi – ci invitano ad essere prudenti, a evitare i pericoli e gli inganni della realtà; ci svelano che il peccato è male perché ci fa del male, non perché trasgredisce una regola di Dio.
Un parapetto che si affaccia su un dirupo non è un divieto che tarpa le ali della nostra libertà, ma un salvavita che ci impedisce di cadere nel burrone, magari senza nemmeno rendercene conto.
Dio ci vuole liberi
Dio non ci impedisce di adorare altri dèi per gelosia (per quanto la parola “geloso” sia addotta come motivazione di questo comando, ma è un refuso della visione antropomorfa di Dio): Egli non vuole che siamo schiavi di nessuno, nemmeno Suoi!
Non ci vuole schiavi dell’opinione degli altri, dei nostri istinti peggiori, delle nostre invidie e gelosie, dei nostri desideri di vendetta…
Tant’è che ha sentito perfino il bisogno di “comandarci” un giorno di riposo, perché sa benissimo che altrimenti ci auto-condanneremmo a diventare schiavi del lavoro! (non è quello che succede a tanti “uomini di successo”?)
Mi fermo qui, perché bisognerebbe scrivere un manuale e un’enciclopedia per ciascuna di queste Dieci Parole, ma credo di averne sufficientemente suggerito la chiave di lettura.
Rendiamo grazie a Dio
Credo sia bello, se abbiamo capito la meraviglia del Decalogo, ringraziarne il Signore ogni giorno con le parole del Salmo Responsoriale di oggi:
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Più ancora, qualche versetto alla volta, potrebbe essere bello pregare il lunghissimo Salmo 119, dove troviamo anche la bella espressione che è un po’ il mio motto:
Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino (Sal 119,105).