Un Dio inavvicinabile?

Un Dio inavvicinabile?

Quello che appare in questa pagina è un Dio totalmente trascendente, distaccato dall’uomo, inavvicinabile. Ma non è che a noi piace di più un Dio così?

Commento alle letture di giovedì 27 luglio 2023

Letture: Es 19,1-2.9-11.16-20; Dan 3,52-56; Mt 13,10-17

Come sempre il Lezionario deve tagliare pagine su pagine per cercare di farci percorrere l’Esodo in modo schematico durante la Liturgia della Parola delle Sante Messe feriali.

Proteste e battaglie

Dopo il racconto di ieri (la mormorazione degli Israeliti per la fame), il capitolo 17 presenta l’altra famosa protesta (per la sete) a Massa e Merìba, dove è il popolo a mettere alla prova il Signore:

«Il Signore è in mezzo a noi sì o no?» (Es 17,7)

Segue il racconto della battaglia contro Amalek, col celeberrimo episodio di Mosè che sta in cima al colle a intercedere per il popolo, con Aronne e Cur che gli sostengono le braccia alzate al cielo (cfr Es 17,8-16).

Consigli famigliari

Al capitolo 18 si narra l’incontro di Mosè con la moglie Sipporà (che prima della partenza aveva rimandata indietro), i due figli Ghersom e Elièzer e il suocero Ietro (sacerdote di Madian).

Oltre a benedire il Signore come il «più grande di tutti gli dèi» per aver liberato Israele dalla mano degli Egiziani e del faraone, Ietro consiglia a Mosè di costituire dei giudici sul popolo che lo aiutino a dirimere le questioni meno importanti.

Le forze della natura

Il brano che ascoltiamo oggi (anch’esso piuttosto tagliuzzato) è la descrizione di una teofania con tutti i “frizzi e lazzi” tipici delle manifestazioni divine dell’Antico Testamento.

Tuoni, fulmini, terremoti, eruzioni, e chi più ne ha più ne metta: sono tutti i tipici sconvolgimenti della natura attraverso i quali si era soliti associare la manifestazione del divino.

In questo testo, secondo gli studiosi, si mischiano diverse fonti (unite assieme da un lavoro di redazione finale), che fanno identificare il Sinai con diverse alture a seconda degli elementi naturali scelti per descrivere la teofania in questione:

  • i tratti delle bufere di montagna (densa nube, tuoni e fulmini) sono quelli che si potevano vedere in Galilea o sull’Ermon;
  • quelli dell’eruzione (terremoto, fuoco che scende dal monte e fumo che sale) rimandano, invece, ai vulcani dell’Arabia del nord (di cui avevano sentito parlare o che avevano potuto osservare da lontano), che erano ancora in attività in epoca storica.

Sacro e profano

In ogni caso, la manifestazione di Dio qui descritta è tremenda e suggerisce una netta separazione tra sacro e profano. Leggendo anche i versetti tagliati, la cosa è ancora più evidente:

[Il Signore disse a Mosè:] «Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: “Guardatevi dal salire sul monte e dal toccarne le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte”» (cfr Es 19,12-13).

Anche i luoghi e gli oggetti nei quali Dio si rende presente sono proibiti (cfr Gen 28,16-17; Es 3,5; Es 40,35; Lv 16,2; Nm 1,51; Nm 18,22; 2Sam 6,7).

Questa concezione primitiva del sacro ha lo scopo di un insegnamento permanente sulla grandezza inaccessibile e sulla maestà terribile di Dio.

Un Dio inavvicinabile

Quello che appare in questa pagina è un Dio che mette paura, totalmente trascendente, distaccato dall’uomo, inavvicinabile.

È un immagine che stride con tante altre che si trovano nell’Antico Testamento, di un Dio che si presenta come un padre premuroso (cfr 2Sam 7,14) o una madre che consola il figlio (cfr Is 66,13).

Sembra stridere anche col Dio che si era presentato a Mosè dal roveto ardente come Colui che si era fatto vicino alle sofferenze del popolo tenuto in schiavitù (v. il commento al brano di giovedì scorso).

L’Antico Testamento è così: una biblioteca di tanti libri sacri (è il significato della parola “Bibbia”), e negli stessi libri sono presenti tante anime e rappresentazioni di Dio che rispecchiano l’esperienza di tanti credenti di epoche ed estrazioni sociali diverse.

Il Dio di Gesù

Per noi la cosa è diversa perché, come dice l’autore della Lettera agli Ebrei:

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio… Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza… (cfr Eb 1,1-4)

In Gesù tutta la distanza e la separazione tra sacro e profano, tra Dio e uomo, sono state annullate:

«Chi ha visto me, ha visto il Padre… io sono nel Padre e il Padre è in me» (cfr Gv 14,8-11).

In Gesù, Dio ci si è avvicinato, ci è venuto incontro, colmando definitivamente ogni distanza.

Per questo, la nostra non è più una religione del mistero, della paura e del terrore, tanto che l’autore della Lettera agli Ebrei cita proprio il brano odierno per segnare il netto superamento dell’antico concetto di sacro:

Voi infatti non vi siete avvicinati… né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola… Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa… a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova… (cfr Eb 12,18-24)

Noi quale preferiamo?

  • Al termine di questa riflessione ci dobbiamo domandare: noi quale “modalità” di rapporto con Dio preferiamo?

La domanda potrebbe sembrare retorica e la risposta scontata… eppure mi pare che, ad una crescente ricerca del sacro nella nostra società, corrisponda una scelta di linguaggi molto più esoterici e caratterizzati da elementi che suscitano non solo la curiosità, ma anche la paura e il soggiogamento della mente e della volontà.

Siamo in cerca di cose sensazionali, miracolose, terribili e terrificanti, di una religiosità basata sulle madonne che piangono, le apparizioni e le visioni, i veggenti, e via dicendo.

È proprio il colmo! Dio ha percorso tutto il tragitto dal Cielo alla terra per avvicinarsi a noi, e noi ci allontaniamo da Lui, credendo che debba per forza essere difficile o quasi impossibile incontrarlo…

  • Non è una sorta di stratagemma per poter mettere le mani avanti e affermare che «non a tutti è dato poter incontrare Dio»? Un po’ come quando dipingiamo la Madonna e i Santi come degli extraterrestri o dei “supereroi” irraggiungibili?