Mi hai chiamato, eccomi!

Mi hai chiamato, Eccomi!

Non è il Signore che non chiama più e non fa udire la Sua voce, ma il nostro cuore che è diventato duro e sordo alle Sue Parole e indifferente verso i fratelli.

Omelia per mercoledì 10 gennaio 2024

Letture: 1Sam 3,1-10.19-20; Sal 39 (40); Mc 1,29-39

Continuiamo l’ascolto del Primo Libro di Samuele saltando alcune “puntate”: come sempre il Lezionario non può proporci i libri della Scrittura per intero.

I pezzi mancanti…

Una “puntata”, volendo, possiamo recuperarla tornando indietro alla Feria propria del 22 dicembre, in cui abbiamo ascoltato l’episodio di Anna ed Elkanà che tornano a Silo quando Samuele è svezzato per mantenere la promessa di “restituirlo” al Signore.

L’inizio del secondo capitolo è riprodotto in parte come testo del Salmo Responsoriale pregato ieri (e anche il 22 dicembre), ed è il canto di lode di Anna, che ho commentato il 22 dicembre come una sorta di «prototipo del Magnificat».

La seconda parte del capitolo, invece, descrive la perversione dei due figli del sacerdote Eli e l’oracolo sulla loro punizione.

Per sentire la chiamata occorre…

Il brano di oggi è famosissimo, e narra la vocazione profetica di Samuele.

È una pagina molto bella, ma lo è ancor di più se la si inserisce nel suo contesto: quello – appunto – di persone che avrebbero dovuto servire Dio e, invece, cercavano solo il proprio interesse: i figli di Eli (cfr 1Sam 2,12-17).

Sembra alludere a questo l’annotazione iniziale:

La parola di Dio era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.

Questa constatazione sembra dirci che, in realtà, non è Dio a non parlare, ma è il nostro cuore ad essere spesso così chiuso da rendere impossibile quell’ascolto profondo che permette di avere “visioni”.

Essere al posto giusto

Samuele, invece, è disposto all’ascolto, perché si trova «nel posto giusto al momento giusto»:

Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.

Se siamo «lontani da Dio» (perché non preghiamo mai, non ascoltiamo la Sua Parola, non riceviamo i Sacramenti…), è difficile sentire la Sua chiamata.

Essere attenti ai fratelli

Inoltre, Samuele è pronto ad accogliere la chiamata di Dio perché è attento anche alla voce di chi gli sta vicino:

il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!»

Non possiamo pretendere di sentire la chiamata del Signore se siamo distratti e indifferenti di fronte alla voce del nostro prossimo, come insegna l’apostolo Giovanni:

Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede (cfr 1Gv 4,20).

Dio non ci manda e-mail o messaggi WhatsApp, ma ci chiama in causa attraverso la vita e i bisogni dei Suoi fratelli più piccoli.

Abituarsi al bene

Quella di Samuele è una prontezza e una disponibilità che non si manifesta una tantum, ma per ben tre volte di seguito: segno di una consueta predisposizione interiore alla generosità.

La virtù cresce abituandosi al bene (come i vizi – di contro – abituandosi al male).

Lasciarsi guidare

Infine, Samuele è capace di lasciarsi guidare con umiltà: pur avendo a che fare con un anziano sacerdote che non era riuscito a educare i suoi due figli alla rettitudine, si lascia istruire dal suo consiglio:

«Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”».

Disponiamoci così

Anche noi, dunque, non ripetiamo laconicamente il ritornello che «il Signore non si fa sentire», ma creiamo le stesse condizioni favorevoli alla Sua chiamata che questa stupenda pagina ci ha insegnato.