Lo strumento che ho scelto per me
Ci consola sapere che, a ciascuna delle nostre obiezioni di inadeguatezza, Dio risponde «non temere, tu sei lo strumento che ho scelto per me».
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Ci consola sapere che, a ciascuna delle nostre obiezioni di inadeguatezza, Dio risponde «non temere, tu sei lo strumento che ho scelto per me».
Se il tempo favorevole è adesso, procrastinare non ha solo l’effetto di farci perdere l’attimo, ma anche – purtroppo – di danneggiare il Regno di Dio.
La fede cristiana non è una teoria, un insieme di risposte pronte a ogni interrogativo, ma la disponibilità a lasciarsi porre domande scomode da Gesù Cristo.
Non è il Signore che non chiama più e non fa udire la Sua voce, ma il nostro cuore che è diventato duro e sordo alle Sue Parole e indifferente verso i fratelli.
Consideriamo ciascuno la chiamata ricevuta da Dio: cosa possiamo vantare di nostro? Nulla. È solo per la Sua infinita misericordia che siamo stati chiamati.
Due #hashtag, due dei miei motti preferiti e Parole compagne di viaggio: «il primo dei peccatori sono io» e «mi è stata usata misericordia». Ve li condivido.
Mosè si chiede «chi sono io?». Scoprirà la propria identità solo entrando in relazione con Dio e conoscendolo come il Dio dei suoi padri, che sarà con lui.
La domanda che Giuseppe rivolge ai fratelli dovrebbe essere il nostro esame di coscienza quotidiano, quando ci mettiamo al posto di Dio nel giudicare gli altri.
Una cosa accomuna l’esperienza dei santi apostoli Pietro e Paolo: riconoscere che nulla hanno da dare di loro, ma che tutto ciò che hanno viene da Gesù Cristo.
Staccarsi dalle proprie radici è sempre difficile, ma è imprescindibile per imparare a relativizzare ciò che è caduco e riconoscere come assoluto solo Dio.