Perfetta letizia
Davvero saper patire e sopportare ogni sorta di prove è “perfetta letizia”? Sì, perché ci fa sperimentare l’aiuto e la vicinanza di Dio.
Omelia per lunedì 12 febbraio 2024
Letture: Gc 1,1-11; Sal 118 (119); Mc 8,11-13
Per questi due giorni rimanenti prima dell’inizio della Quaresima ascoltiamo l’inizio della Lettera di san Giacomo apostolo.
Il primo capitolo è una sintesi dell’insegnamento cristiano, e il primo invito è sconvolgente:
Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove…
Come si fa ad essere gioiosi e lieti in mezzo a prove e persecuzioni? Solo i santi ci riescono (e forse nemmeno loro)!
Ci riescono solo i santi!
Di fatto, quando sentiamo queste due parole (“perfetta letizia”) ci viene in mente il celeberrimo racconto dei Fioretti di san Francesco, in cui il Santo di Assisi spiega a Frate Leone che la perfetta letizia non sta nella gloria e negli onori, ma nel saper sopportare ogni ingiustizia, perfino l’esser scambiati per impostori e allontanati con cattiveria dal proprio convento in una notte fredda e tempestosa.
«Considerate perfetta Letizia…»
La chiave di lettura di quella che sembra un’assurdità la dà proprio l’apostolo Giacomo, perché – se leggiamo bene il suo scritto – non ci sta dicendo che le prove e le tentazioni siano cose belle in sé (non è mica stupido o masochista!).
Egli chiede al credente di provare a considerare le prove della vita come occasione per rafforzare la propria fede e crescere nella virtù della pazienza.
La sofferenza ci forgia
Se facciamo alcuni esempi concreti, credo non sia difficile capire cosa intenda.
A nessuno piace far fatica o provare dolore fisico, no? Eppure, quanti atleti (non solo professionisti) si sottopongono ad ogni sorta di faticoso allenamento, privazione dei piaceri della tavola e rinuncia a ogni genere di passatempi per ottenere risultati sportivi importanti?
Il dolore dà vita
Quante donne, pur avendo già sperimentato i sacrifici del tempo della gravidanza e i terribili dolori del parto, “mettono in cantiere” altri figli?
È dunque chiaro che la letizia non sta nel provare dolore in sé, ma nella perseveranza (fatta di pazienza e fiducia) e nel pregustare il bene futuro che ci attende.
Infatti l’apostolo prosegue dicendo
…sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.
La pazienza produce gioia
“Pazienza”, nel linguaggio cristiano, viene da “patire” (non da “pazientare”), ed è la virtù di saper vivere la sofferenza come mezzo di donazione totale di sé.
Il cristiano soffre non per il gusto soffrire, ma per essere solidale con chi soffre, o per risparmiare la sofferenza a chi ama: questo è l’insegnamento della Croce di Cristo!
Chiediamo la Sapienza necessaria
Per quanto creda di avervi spiegato in teoria come si possa considerare “letizia” la sofferenza, non è una cosa facile da vivere nella pratica. Per questo abbiamo bisogno in un dono particolare dello Spirito Santo: la Sapienza.
Ecco perché, andando avanti, Giacomo ci dice
Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data.
Domandiamola al Signore con insistenza, con fede, senza esitare, e Dio ci aiuterà ad essere lieti in ogni prova che affrontiamo per il bene nostro e di tutti.