Ritorniamo bambini! Memoria dei Santi Angeli Custodi
Se smettiamo di essere bambini nel nostro rapporto con Dio, rischiamo fortemente di smettere pure di sentirci Suoi figli e di avere fiducia in Lui.
Omelia per lunedì 2 ottobre 2023
Letture: Es 23,20-23; Sal 90 (91); Mt 18,1-5.10
Quella dei Santi Angeli Custodi è una ricorrenza liturgica che mi è cara da molto tempo. Il motivo l’ho spiegato nella riflessione che proponevo quattro anni fa: il ricordo dei miei cari nonni materni e del fatto che sono stati davvero degli angeli custodi per me.
Per questo, anche oggi, affido ai Santi Angeli Custodi, non solo i bambini di tutto il mondo, ma anche i loro nonni.
Diventare come i bambini
Nella breve riflessione di quest’anno, invece, mi soffermo sull’invito di Gesù a diventare come i bambini, non solo perché – come ci ammonisce il Maestro – se non lo faremo non entreremo nel regno dei cieli, ma perché le qualità spirituali dei bambini, che sono così necessarie per un cammino di fede, sono ciò di cui oggi difettiamo di più.
Viviamo in un mondo che brucia le tappe, che ha fretta di crescere ed emanciparsi, in cui tutti vogliono diventare subito “adulti”, ma nel senso più deteriore del termine, ovvero: indipendenti e svincolati da ogni autorità.
Infanzia negata
Ai bambini di oggi, oltre a insegnare immediatamente come usare un cellulare, diamo subito in pasto “le cose dei grandi”: le hit dell’estate hanno sostituito le canzoni dello Zecchino d’oro, e i “genitori moderni” si esaltano perché il loro figli di due anni sanno già cantare e ballare Mon amour di Annalisa o – peggio – certi pezzi rap o trap farciti di parolacce, o allusioni nemmeno troppo velate alla violenza, al sesso e quant’altro.
A tal riguardo, risuonino come monito le parole durissime di Gesù che fanno parte del brano evangelico di oggi ma che il Lezionario ha tagliato:
«Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (cfr Mt 18,6-7).
Cosa sono le “cose da grandi”?
Che poi, mi chiedo: cosa sono le “cose da grandi”?
Sono le schifezze a cui accennavo poco fa? La perdita del pudore, della semplicità, della trasparenza, della purezza? È questo che significa «non essere più dei bambini»?
Ancora una volta, ricordiamoci che – se vogliamo andare in Paradiso – la strada è un’altra:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli...
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio» (Mt 5,3.8).
Meglio il latte
Noi vogliamo mangiare “cibo solido”, pensando di saper digerire tutto, ma san Paolo, ci ricorda che noi siamo capaci di nutrirci solo di latte:
Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete… (cfr 1Cor 3,1-3)
E l’apostolo Pietro ci istruisce, aiutandoci a capire che quello che noi consideriamo “cibo solido”, “cose da grandi”, in realtà non è altro che cibo spazzatura, junk food, come si dice oggi:
Allontanate dunque ogni genere di cattiveria e di frode, ipocrisie, gelosie e ogni maldicenza. Come bambini appena nati desiderate avidamente il genuino latte spirituale, grazie al quale voi possiate crescere verso la salvezza, se davvero avete gustato che buono è il Signore (cfr 1Pt 2,1-3).
Solo quello che viene dal Signore ci nutre e ci fa crescere nell’Amore.
Siamo ancora bambini
Tutti abbiamo iniziato a scalpitare, fin da piccoli, per la fretta di crescere: tutti, a un certo punto, abbiamo detto alle nostre mamme di non tenerci più per mano perché ormai eravamo grandi, di non fare più gesti sdolcinati o darci carezze e bacini davanti a tutti perché ci metteva in imbarazzo.
Se questa è una cosa normale, dobbiamo stare attenti al risvolto di presunzione del credere di essere già “adulti” e “vaccinati” su tanti altri aspetti della vita in cui, invece, avremo bisogno di fare ancora tanta strada e guadagnare esperienza, soprattutto nell’ambito spirituale.
In ciò mi viene in aiuto un’affermazione tratta dal bellissimo discorso di san Bernardo abate proposto dall’Ufficio di Letture del Breviario di oggi:
Se non rimaniamo bambini…
L’affermazione di san Bernardo mi pare sottendere un’idea molto chiara: se smettiamo di essere bambini nel nostro rapporto con Dio, rischiamo fortemente di smettere pure di sentirci Suoi figli.
Sì: perché chi vuole diventare adulto troppo in fretta, dimentica di avere dei genitori.
Si dice spesso che la nostra è una società senza padri, e il motivo è anche questo: essere costituita da persone che hanno voluto smettere troppo presto di essere bambini e figli di qualcuno.
Chi non rimane bambino, difficilmente sarà capace di crescerne uno, di diventare “grande”, adulto, genitore.
Superiamo il disagio
Perciò, se affidarci al nostro Angelo Custode come quando eravamo bambini ci mette a disagio, proviamo a superare questo disagio, e a capire che aver bisogno di un tutore, come diceva san Bernardo, non è una vergogna o un sintomo di minorità, ma il segno di una grande fede, di una vera fiducia in Dio.