Se mi avessi ascoltato…

Se avessi ascoltato

Anche il Signore, come le mamme coi figli che combinano guai, continua a ripeterci «Se mi avessi ascoltato…». Impariamo che le Sue parole sono il nostro bene.

Omelia per venerdì 15 dicembre 2023

Letture: Is 48,17-19; Sal 1; Mt 11,16-19

Quante volte le mamme dicono sconsolate ai loro bambini che hanno combinato un pasticcio o si sono fatti male: «se mi avessi ascoltato…»?

Se mi avessi ascoltato…

Questo è anche il lamento sconsolato di Dio nella prima lettura:

«Se avessi prestato attenzione ai miei comandi,
il tuo benessere sarebbe come un fiume…»

La storia infinita

È la storia infinita di un Padre che cerca di guidare i Suoi figli e questi, invece, fanno di testa loro, pensando di essere furbi e saperla più lunga di Lui.

Fin dalle prime pagine della Scrittura troviamo questo ping pong: Dio mette in mano all’uomo il grande dono della libertà, chiedendogli di usarlo responsabilmente, obbedendo a un unico comando (cfr Gen 2,16), ma l’uomo non ha altro pensiero che provare a trasgredire proprio quel comando, per vedere che succede.

Sembra una favoletta tragicomica, ma non lo è, perché ogni giorno siamo così anche noi.

Per il nostro bene

Dio non ci impone dei divieti per divertimento o per dimostrare di avere il coltello dalla parte del manico, ma – come leggiamo nel testo di Isaia – perché Lui è

«il Signore tuo Dio
che ti insegna per il tuo bene».

Fraintendimenti

Noi, invece, siamo maestri a fraintendere ogni regola e ogni precetto come una dura imposizione e un freno alla nostra libertà, proprio come insinuava il serpente antico:

«È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?» (Gen 3,1)

Mai contenti

E quando andiamo a sbattere il naso nelle conseguenze dei nostri errori e a piangere sul latte versato delle occasioni perdute, facciamo gli offesi: come i bambini capricciosi portati da Gesù a immagine descrittiva della Sua generazione non siamo mai contenti.

Anche noi mettiamo il muso e rifiutiamo ulteriormente di ascoltare e ammettere il nostro errore, e non siamo disposti a ritornare sui nostri passi né con le buone (il “metodo” del Figlio dell’uomo) né con le “cattive” (il “metodo” del Battista).

Preghiamoci su

Non so che dire, nemmeno a me stesso, se non che è bene cogliere ogni occasione dei nostri sbandamenti per prendere sul serio quel «Se mi avessi ascoltato…» che Dio ci ripete bonariamente, dal profondo della Sua misericordia.

E facciamo nostre le parole del Salmo 1, che oggi la Liturgia ci fa pregare tra la prima lettura e il vangelo, per meditare quali sono le diverse conseguenze dell’ascoltare o meno i consigli del nostro Padre Celeste.