Segni semplici ma efficaci

Segni semplici

La vicenda di Naamàn, il Siro, ci aiuta a riflettere sui segni del sacramento del Battesimo, che ci ha introdotti alla vita nuova di Dio in Cristo.

Omelia per lunedì 4 marzo 2024

Letture: 2Re 5,1-15; Sal 41-42 (42-43); Lc 4,24-30

Il lungo brano che il Lezionario ci propone come Prima Lettura ribadisce un tema caro ai Profeti: Jaweh è attento a tutti, compresi gli stranieri e i nemici del Suo popolo.

Non solo: ha anche una valenza profondamente simbolica, tanto da essere stato ripreso dal Nuovo Testamento, dai Padri della Chiesa e dalla Liturgia come prefigurazione del Battesimo.

Prefigurazione del Battesimo

Sono infatti presenti diversi elementi simbolici:

  1. le acque che purificano la lebbra (il peccato),
  2. l’accompagnamento della Comunità nel cammino di conversione,
  3. la fede nel Dio vivente che segue e accompagna la guarigione per mezzo del rito battesimale.

Perciò, questo racconto è utile anche per il nostro percorso quaresimale di riscoperta del sacramento del Battesimo e della nostra esistenza battesimale.

Un cammino impegnativo

La strada percorsa da Naamàn (dall’ascolto della parola del profeta Eliseo, al rito guaritore alla fede esplicita) dovrebbe essere quella di ogni candidato ai Sacramenti.

Ma anche noi, già battezzati, come Naamàn dobbiamo superare alcuni ostacoli per proseguire nel nostro cammino di conversione e crescita nella fede: l’amor proprio e la mentalità magica.

Il Sacramento opera efficacemente non solo per i segni e i gesti che lo caratterizzano: deve avvenire in un clima di fede e dialogo fra Dio che si rivela e l’uomo che lo ascolta, lo accoglie e gli obbedisce.

Segni troppo semplici

Al centro di questo brano, infatti, sta la reazione stizzita di Naamàn di fronte alle indicazioni di Eliseo, perché le ritiene cose troppo semplici e insulse per poter essere un mezzo di guarigione:

«Ecco, io pensavo: “Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra”…»

D’altronde, visto da fuori (da un non credente) cos’è un Sacramento se non un insieme di gesti e segni semplici e quotidiani? L’immergere nell’acqua, l’ungere con l’olio, l’imporre le mani…

In un mondo (quello di allora come quello di oggi) sempre in cerca di segni sensazionali e miracolistici,1 sembrano bazzecole da quattro soldi, da «tutto qui?!»

L’importanza della Comunità

È in questa situazione di stallo che si rivela fondamentale l’intervento dei servi di Naamàn:

«Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: “Bàgnati e sarai purificato”».

È l’apporto della Chiesa, della comunità cristiana, che – con la sua fede – accompagna ogni uomo e lo aiuta a comprendere e accogliere i segni della presenza di Dio nel quotidiano.

Segni efficaci

I segni sacramentali sono semplici ma efficaci, perché veicolano la grazia di Dio non per mezzo di gesti magici o irrispettosi della natura dell’uomo (come tanti riti di sette segrete o sataniche, che cercano di impressionare con il sensazionale o la violenza), ma proprio attraverso gli elementi del quotidiano.

Dio si è fatto uomo e – per continuare a rimanere tra noi – non ci ha comandato di compiere riti magici, ma ci ha lasciato i segni del pane e del vino:

«fate questo in memoria di me».2

  1. Cfr Mt 12,38; Gv 4,48. ↩︎
  2. Cfr Lc 22,19; 1Cor 11,24-25. ↩︎