Superpoteri. 11ª Domenica del Tempo Ordinario (A)

Superpoteri

Pare che per essere missionari servano dei superpoteri, ma l’unico vero potere da acquisire è sentire nell’intimo la stessa compassione di Cristo per l’umanità.

Omelia per domenica 18 giugno 2023

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Letture: Es 19,2-6; Sal 99 (100); Rm 5,6-11; Mt 9,36-10,8

Confesso che – a una prima lettura del vangelo di questa domenica – la cosa che mi colpisce di più sono i “superpoteri” di cui dovrebbero disporre gli apostoli di Cristo:

«Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni».

Boh? Io non sono capace di fare nessuna di queste cose, a partire dal risuscitare i morti.

Supereroi coi superpoteri?

I “superpoteri” elencati non sono altro che alcuni dei miracoli compiuti da Gesù, e narrati da Matteo nei due capitoli precedenti (cfr Mt 8-9).

E va bene: Gesù è il Figlio di Dio… ma come avrebbero potuto compiere tali prodigi quei dodici poveracci raccolti dalle rive del lago di Galilea e dalle strade polverose della Palestina?

E soprattutto: come possiamo noi, oggi, compiere tali prodigi, poveri e impauriti come siamo anche solo di ammettere di essere cristiani?

Fame di miracoli

I miracoli attirano e incuriosiscono, da sempre.

L’uomo di tutti i tempi è costantemente in cerca di prodigi, o di poteri speciali per poter scansare i dolori e i problemi della vita, come testimonia la pagina degli Atti degli Apostoli che narra la vicenda di Simon Mago (cfr At 8,9-25).

Forse è proprio questo il fraintendimento che confonde anche noi oggi: credere che il Signore chieda ai Suoi discepoli di fare magie.

Non è magia

I miracoli di Gesù – però – non sono magie, ma atti di profondo Amore e segni della misericordia di Dio che si rende presente nel mondo.

Perciò, mi pare che l’inizio della pagina evangelica odierna sia la risposta alla domanda dei compaesani di Gesù (una domanda che dobbiamo porci anche noi):

«Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname?» (cfr Mt 13,53-58)

Come dicevo, l’inizio del vangelo di oggi ci dà la risposta:

Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore.

Da dove vengono questi “superpoteri”?

Ciò che porta Gesù ad insegnare alle folle, ad annunciare il Regno di Dio e a compiere miracoli è la profonda compassione che sente nel cuore.

Il verbo greco utilizzato dagli evangelisti per descrivere questa compassione è letteralmente la sensazione psicofisica e psicosomatica di una donna che porta in grembo il suo bimbo e le si sconvolgono le viscere ogni volta che lo sente muoversi dentro di lei.

Il termine è sempre usato in riferimento a Gesù, che prova questo tipo di compassione di fronte ai malati (cfr Mt 14,14), ai ciechi (cfr Mt 20,34), ai lebbrosi (cfr Mc 1,40-41), alle folle affamate (cfr Mt 15,32), agli oppressi dai demoni (cfr Mc 9,22), alla sofferenza della vedova di Nain (cfr Lc 7,13), alla morte di Lazzaro (cfr Gv 11,33).

È questo il “motore”, l’origine scatenante dei miracoli e di tutto il ministero di Gesù, ed è anche il motivo che lo porta a dare inizio alla prima comunità ecclesiale, scegliendo i Dodici e mandandoli a svolgere la Sua stessa opera di salvezza.

Il vero “superpotere”

Senza questa compassione i miracoli non sarebbero altro che inutili magie per suscitare ammirazione e ottenere visibilità, come quelle che Satana chiedeva a Gesù durante le tentazioni nel deserto (cfr Mt 4,1-11).

Senza lo stesso profondo sconvolgimento del cuore di Gesù per la sofferenza dell’uomo, la Chiesa – come dice spesso Papa Francesco – non sarebbe altro che “una ONG pietosa”.

Ma lo diceva già l’apostolo Paolo nel suo stupendo inno alla carità:

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli… se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla (cfr 1Cor 13).

La carità, l’Amore compassionevole e misericordioso di Dio: è questo l’unico “superpotere” che dobbiamo chiedere, e il Signore non mancherà di donarcelo.

La carità fa miracoli

Se avremo in noi la stessa compassione di Cristo:

  1. saremo capaci di guarire gli infermi, facendoci vicini al loro dolore e portando con loro il peso della sofferenza (cfr 1Cor 9,22; 1Cor 12,26; Rm 15,1);
  2. potremo scacciare i demòni, liberando il cuore da ogni pensiero cattivo e malvagità (cfr Ef 4,29; Col 3,5-10; 1Pt 2,1.11)
  3. sapremo risuscitate i morti, accendendo nel cuore di ogni uomo la speranza nella vita eterna (cfr Tt 1,2; 1Gv 1,2; 1Gv 2,25).