Viene tutto da Gesù Cristo. Santi Pietro e Paolo apostoli

Santi Pietro e Paolo apostoli

Una cosa accomuna l’esperienza dei santi apostoli Pietro e Paolo: riconoscere che nulla hanno da dare di loro, ma che tutto ciò che hanno viene da Gesù Cristo.

Omelia per la solennità dei santi Pietro e Paolo

Letture: At 3,1-10; Sal 18 (19); Gal 1,11-20; Gv 21,15-19 (Messa della vigilia)

Interrompiamo la lettura della saga di Abramo perché oggi la Liturgia ci fa celebrare con solennità la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo.

Se da una parte mi spiace interrompere la lettura quotidiana ordinaria di una storia così importante, non posso certo dolermi di fare un’eccezione per contemplare le due “colonne” della Chiesa.

Pietro e Paolo assieme

L’anno scorso, patriotticamente, mi sono soffermato soprattutto sulla figura del mio patrono san Pietro, commentando le letture del giorno.

Quest’anno – partendo dalle letture della Messa della vigilia – voglio guardare i due apostoli in un tratto che li accomuna e che appare proprio dai testi della Scrittura scelti per questa celebrazione.

Di mio non ho niente

Nella prima lettura troviamo il famoso racconto del primo miracolo di Pietro e Giovanni narrato nel libro degli Atti degli Apostoli: la guarigione dello storpio.

Il centro del racconto è tutto nella frase rivolta da Pietro al mendicante ammalato:

«Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!»

Tradotto: «di mio non ho niente. Quello che posso darti è dono di Gesù Cristo».

Un vangelo ricevuto da Gesù Cristo

Nella seconda lettura l’apostolo Paolo si rivolge così alle Chiese della Galazia:

Fratelli, vi dichiaro che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

Tradotto in altre parole: «di mio non ho niente. Quello che vi posso annunciare l’ho ricevuto da Gesù Cristo».

Ciò che siamo e ciò che diamo è dono

Fin dall’inizio della lettera Paolo si era presentato come

apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre (cfr Gal 1,1).

Prima della chiamata, non era altro che un persecutore, come lui stesso afferma:

Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo.

E così per Pietro: nel vangelo celeberrimo che la Liturgia ci fa ascoltare nella vigilia, appare in tutta evidenza la sproporzione tra la sua condotta precedente (il triplice rinnegamento) e il dono-compito di pascere le pecore di Cristo, ricevuto solo ed esclusivamente per dono e misericordia divina.

Ecco l’altro tratto che accomuna gli apostoli Pietro e Paolo: non solo quello che hanno da dare, ma – prima ancora – quello che sono come persone è solo ed esclusivamente dono, grazia, misericordia di Dio in Cristo Gesù.

Così è anche per noi

In questa solennità, ispirati da queste parole sincere e schiette dei santi apostoli Pietro e Paolo, non possiamo che fare altrettanto: riconoscere che quello che siamo e che possiamo dare non è “farina del nostro sacco”, ma solo dono e grazia ricevuti da Dio in Cristo Gesù.

Lodiamo e ringraziamo il Signore per questi doni assieme al salmista:

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.