Il Signore veglia sempre su di noi

come una mamma Dio veglia su di noi

Non dobbiamo temere, perché Dio veglia sempre su di noi: «Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele» (Sal 121,4).

Sabato della 15ª sett. del T.O. (I)

Letture: Es 12,37-42; Sal 135 (136); Mt 12,14-21

Oggi ricorre la festa di santa Maria Maddalena, ma per un commento alle letture proprie vi rimando a quello che ho scritto l’anno scorso e alla bellissima omelia di san Gregorio Magno.

Come se non fosse festa

Mi voglio comunque soffermare un attimo su quelle che sarebbero le letture del sabato della 15ª settimana del Tempo Ordinario degli anni dispari, sia per dare una certa continuità alle riflessioni sui testi dell’Esodo che stiamo ascoltando di giorno in giorno, sia – soprattutto – per sottolineare un’espressione che mi è molto cara.

Notte di veglia per il Signore

L’espressione alla quale mi riferisco è:

Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra d’Egitto.

Mi piace molto questa espressione, perché carica d’affetto: richiama subito l’immagine della mamma che sta sveglia tutta la notte per accudire il suo bambino quando sta male, o dei genitori che stanno svegli fino alle prime ore dell’alba, in preoccupata attesa dei loro figli, ormai troppo cresciuti, che tardano a rincasare.

Dio non prende sonno

Dico che è un’immagine antropomorfa perché presuppone che ogni tanto anche Dio sia addormentato e “ostaggio” del sonno, ma la cosa è impossibile, e la Scrittura ne è testimone:

Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele
(Sal 121,4).

Dio è sempre sveglio, a differenza di altre false divinità; in tal senso è famoso (e comico) il passo in cui Elia si prende gioco dei profeti di Baal con queste parole:

«Gridate a gran voce, perché è un dio! È occupato, è in affari o è in viaggio; forse dorme, ma si sveglierà» (cfr 1Re 18,25-29).

Percorrere la Scrittura

È chiaro che l’immagine di Dio che veglia non significa pedissequamente il “resistere al sonno”, ma indica un atteggiamento di cura del tutto particolare da parte di Dio nei confronti dei Suoi figli: la Scrittura è costellata di queste espressioni. Ne cito solo alcune:

Sui passi dei suoi fedeli egli veglia (1Sam 2,9);


[la regina Ester] Fattasi splendida, invocò quel Dio che su tutti veglia e tutti salva (Est 5,1a);


sulle nazioni e sugli individui egli veglia (Gb 34,29);


il Signore veglia sul cammino dei giusti (Sal 1,6);


Colui che veglia sulla tua vita lo sa (Pr 24,12).

Tutte queste espressioni sono rassicuranti e infondono una grande pace.

E se si addormentasse?

Detto questo, non può non venirci in mente l’immagine di Gesù che si addormenta nella barca dei Suoi discepoli proprio nel bel mezzo della tempesta (cfr Mc 4,35-41).

A spiegazione di quel sonno, potremmo tranquillamente addurre il fatto che – essendosi incarnato, e avendo preso su di sé tutta la nostra fragilità umana (eccetto il peccato) – anche il Figlio di Dio ha sperimentato la fatica e il sonno.

Una delle più belle omelie a commento di questa pagina rimane quella di Papa Francesco nella Piazza san Pietro deserta il fatidico 27 marzo 2020, nel bel mezzo della recrudescenza della pandemia. Vi invito a rileggerla.

C’è sonno e sonno…

Questa pagina, però, gioca sul dormire di Gesù per tutt’altro motivo: quello di Gesù è il sonno della tranquillità di chi sa di non dover temere nulla perché è nelle mani del Padre (che, appunto, veglia sempre sui Suoi figli); i discepoli, invece, si addormenteranno proprio nel momento più sbagliato, nel Getsèmani, perché oppressi dalla tristezza (cfr Lc 22,45).

Vegliare con Dio

Prendo le mosse proprio dal racconto del Getsèmani per terminare questa mia riflessione; il Signore ci chiede di vegliare con Lui e di vegliare su noi stessi:

«La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me… Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,38.41).

Quello della veglia è un atteggiamento che la Liturgia ci raccomanda spesso, soprattutto nel periodo di Avvento: esso fa parte delle “armi” di cui deve sempre essere dotato il credente.

La vigilanza è un atteggiamento necessario, che fa di un uomo un vero credente: la fede, infatti, non è fatalismo o fideismo, ma totale e confidente affidamento a Dio unito a una salda prudenza nell’agire in modo retto.

Dio veglia sempre su di noi, e questo deve essere uno dei “mantra” che rassicura il nostro cuore quando è preso da vari dubbi e paure, ma non dobbiamo mai “abbassare la guardia”, rinunciando a vegliare su noi stessi, come se dovesse fare tutto Dio.