Non c’è pace senza giustizia e verità

La giustizia

Pace e giustizia vanno “a braccetto”: non ci potrà essere pace senza ripristinare la giustizia. La giustizia, però, non si fa con la violenza, ma nella verità.

Omelia per martedì 5 dicembre 2023

Letture: Is 11,1-10; Sal 71 (72); Lc 10,21-24

Al ritornello del Salmo Responsoriale oggi la Liturgia ci fa ripetere più volte «Nei suoi giorni fioriranno giustizia e pace».

Pace e giustizia sono due delle “caratteristiche” del Regno di Dio, come abbiamo pregato nel Prefazio della solennità di Cristo Re,1 e sono unite tra loro in un binomio indissolubile.

Giustizia e pace “a braccetto”

Sono due condizioni che vanno “a braccetto”, che non possono mai essere separate, come ha insegnato in modo illuminato sessant’anni fa papa Giovanni XXIII nella Pacem in Terris.

L’affermazione è contenuta fin dal titolo dell’enciclica: la pace è fondata nella verità, nella giustizia, nell’amore e nella libertà: questi quattro termini hanno dato una svolta decisa al Magistero della Chiesa e anche alla riflessione laica, diventando patrimonio etico universale.

Dono e compito

Come dicevo nella riflessione di ieri, la pace non sarà un “regalino” che piove dall’alto miracolosamente alla fine dei giorni: essa è senz’altro dono di Dio, ma – come e più di tutti i Suoi doni – è affidato agli uomini perché lo custodiscano e lo facciano crescere, e perché questo avvenga, non si può prescindere dalla giustizia.

La violenza non porta a nulla

È innegabile che ogni conflitto (dalla più piccola scaramuccia tra bambini, alla più grande delle guerre) nasce da una situazione di ingiustizia: la prevaricazione di un prepotente su un debole che genera diseguaglianze, miserie e sofferenze, dalle quali non possono che derivare gravi squilibri.

Tali squilibri sono il “terreno fertile” per il sorgere di ribellione e ricerca di una rivalsa.

Ma usare la violenza per reagire alle ingiustizie subite non fa altro che moltiplicare i conflitti e renderli sempre più insanabili: è quello che succede da che mondo è mondo, e di cui facciamo esperienza anche nei nostri giorni.

Non la forza, ma la verità

Non è alzando la voce al di sopra di quella dei prepotenti che si ottiene giustizia.

Purtroppo questa cosa non l’abbiamo capita, non solo nei rapporti più quotidiani tra noi (le immancabili liti famigliari o condominiali), ma anche nelle scelte che facciamo nella vita sociale e politica: prova ne è il dilagare – nelle ultime tornate elettorali sia in Europa che in Sud America – delle destre estremiste.

Siamo sempre alla ricerca del cosiddetto “uomo forte” che prenda in mano la situazione in modo deciso e risolva tutti i problemi. Ma questi “uomini forti” non hanno altro modo di governare che la violenza delle idee (tacitando chi non la pensa come loro) e delle scelte politiche (favorendo il “merito” e chi è più potente e produttivo).

Si elegge gente che ascolta “la pancia” delle persone e la sa “solleticare”: gente che agisce secondo i sondaggi che rilevano i malumori e gli scontenti e propone soluzioni “facili” e menzognere.

Non il “sentito dire”

Questi loschi figuri elargiscono ogni giorno tante promesse false, ed escogitano mezzi di distrazione di massa, facendo credere che i problemi nascano dalla mancanza di leggi repressive e punizioni esemplari.

Invece il Messia annunciato dal profeta nella prima lettura

Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire
.

Egli parlerà con verità, e le sue decisioni non saranno studiate per favorire i potenti e i “meritevoli”, ma

giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.

La forza della Parola

Avrà sì, “il polso della situazione” e intraprenderà un’azione ferma, ma non userà altra “violenza” che quella di una parola autorevole:

Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,
con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.

E lo potrà fare perché agirà in modo equo e imparziale:

La giustizia sarà fascia dei suoi lombi
e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.

Cominciamo noi

Ancora una volta, però, ribadisco quello che ho detto ieri: non possiamo aspettare che la giustizia e la pace “piovano dal cielo”, come un miracolo.

Se è vero che il Regno di Dio comunque verrà, tocca a noi preparargli il terreno e cominciare a costruirlo giorno per giorno fin da ora, facendoci ispirare da quello stesso Spirito del Signore che è sceso sul Messia, e lasciando agire in noi gli stessi doni che tutti abbiamo ricevuto nel Battesimo e nella Cresima:

spirito di sapienza e d’intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Preghiamo, per noi e per i potenti

Per questo, facciamo nostre le parole del salmista e usiamole per pregare, per noi e soprattutto per chi ora ha in mano le sorti del mondo, per tutti i potenti della terra:

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Restiamo umili

Se ai “grandi della terra” queste doti mancano, è sicuramente perché non si sono fatti umili e piccoli, come Gesù e tutti quelli per i quali oggi Egli ringrazia il Padre:

«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli».

Almeno noi, restiamo umili, e chiediamo in dono la capacità di giudicare – nel nostro piccolo – secondo giustizia e verità.

  1. «Tu con olio di esultanza hai consacrato Sacerdote eterno e Re dell’universo il tuo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Egli, sacrificando se stesso immacolata vittima di pace sull’altare della Croce, operò il mistero dell’umana redenzione; assoggettate al suo potere tutte le creature, offrì alla tua maestà infinita il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace». ↩︎