Rileggere la storia con gli occhi di Dio

Leggere la storia con gli occhi di Dio

Giuseppe non fa come se nulla fosse accaduto: aiuta i suoi fratelli a riconoscere il male compiuto, ma anche a rileggere la vicenda dal punto di vista di Dio.

Commento alle letture di giovedì 13 luglio 2023

Letture: Gen 44,18-21.23-29; 45,1-5; Sal 104 (105); Mt 10,7-15

Anche se parecchio “tagliuzzato” (per forza di cose), continuiamo ad ascoltare il racconto iniziato ieri.

Nelle puntate precedenti…

I figli di Giacobbe sono scesi in Egitto per comprare grano durante la terribile carestia e là incontrano (senza riconoscerlo) il loro fratello Giuseppe, che essi avevano venduto come schiavo ed ora era diventato capo dell’amministrazione di tutto il regno del faraone.

I passi che il Lezionario non ci fa leggere raccontano altri stratagemmi che Giuseppe architetta per farsi condurre in Egitto il fratello minore Beniamino e poi per farlo rimanere con lui come schiavo (cfr Gen 42,25 – 44,17).

Impossibile resistere

Però, davanti allo strazio e all’angoscia dei fratelli che non sanno più come uscire dall’impasse, e soprattutto davanti al racconto del dolore di suo padre Giacobbe, Giuseppe scoppia in pianto e si fa riconoscere:

«Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio padre?»

I fratelli non hanno nemmeno la forza di parlare e rispondere, ma lui li rassicura:

«Avvicinatevi a me! …Io sono Giuseppe, il vostro fratello».

Sincero ma misericordioso

Nel rivelarsi ai suoi fratelli Giuseppe non cancella il passato, e non fa come se niente fosse accaduto, ma lo afferma in modo perentorio e senza edulcorarlo:

«…il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto».

Per guarire il male occorre anzitutto riconoscerlo: è lo stesso metodo che userà l’apostolo Pietro rivolgendosi alla gente di Gerusalemme nel giorno di Pentecoste (cfr At 2,22-23).

Ma subito dopo aver ricordato loro il male fatto, tende la mano e allarga il cuore con misericordia:

«Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita».

Rileggere la storia con gli occhi di Dio

Giuseppe avrebbe potuto leggere la sua storia con occhio umano, dicendo a se stesso e ai suoi fratelli: «voi mi avete fatto del male, ma Dio mi ha salvato dalle vostre grinfie e ha volto la situazione in mio favore».

Invece, dietro la malvagità e la cattiveria ricevuta dai fratelli, è capace di vedere la volontà e la Provvidenza di Dio:

«Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita».

Nei due versetti successivi (che il Lezionario taglia), lo ribadisce altre due volte in modo ancora più chiaro:

«Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio» (cfr Gen 45,7-8).

Per chi ha fede, nel bene e nel male, è sempre Dio che guida la storia, anche quando tutto sembra in balìa della cattiveria umana.

Prefigurazione di Cristo

Anche la storia di Giuseppe (come quella di Isacco meditata la settimana scorsa) è prefigurazione di quella di Cristo:

  • Giuseppe fu consegnato come schiavo per l’invidia dei suoi fratelli e Dio si servì della cosa per salvare l’intera famiglia di Giacobbe (le radici del futuro popolo di Israele);
  • Gesù fu consegnato alla morte per invidia e gelosia dei capi religiosi del tempo, ma Dio fece valere la Sua morte come riscatto per la salvezza del mondo intero.

Ancora una volta, l’invito per ciascuno di noi, oltre ad essere misericordiosi verso chi ci fa del male, è imparare a considerare che – se abbiamo fede – Dio sa trarre il bene da ogni male.