La vera religiosità
Fede e religiosità non sono la stessa cosa: spesso si rischia di ridurre il proprio essere cristiani a dei gesti che rasentano la superstizione. Stiamo attenti.
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Fede e religiosità non sono la stessa cosa: spesso si rischia di ridurre il proprio essere cristiani a dei gesti che rasentano la superstizione. Stiamo attenti.
Gridare verso il Signore può essere segno di affidamento, ma anche lamento inutile e sintomo di poca fiducia in Lui. Noi quando gridiamo al Signore?
Perché devo raccontare i miei peccati a un prete, che è un uomo e un peccatore come me? Non posso chiedere perdono direttamente a Dio? Chi l’ha prescritto?
Se l’occhio è luminoso e puntato verso il Regno dei Cieli, non si cade nell’errore della vanagloria, ma si diventa capaci di vantarsi di ciò che è dono di Dio.
Nel difendere il proprio ministero di apostolo, Paolo illustra le altissime qualità dell’apostolato: amore smisurato per la Chiesa e fedeltà assoluta al Vangelo.
La missione dello Spirito Santo è operare senza posa la santificazione della Chiesa. Egli, per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, santifica il popolo di Dio, lo guida e lo adorna di virtù.
Perché «ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani»? Oggi meritiamo ancora quel nome? Ce ne sono ancora le condizioni necessarie?
Se preghi per te, pregherai soltanto per il tuo interesse. Se invece i singoli pregano per tutti, tutti pregano per i singoli e il vantaggio è maggiore.
Non si può essere cristiani da soli. Non si può dire «Io credo» se non assieme ai nostri fratelli radunati nel Cenacolo per celebrare l’Eucaristia.