Lo Spirito dice, la Chiesa fa

Lo Spirito dice, la Chiesa fa

Si chiamano “Atti degli apostoli”, ma il protagonista è lo Spirito Santo, che può contare su una Comunità capace di ascolto e obbedienza.

Omelia per mercoledì 24 aprile 2024

Letture: At 12,24 – 13,5; Sal 66 (67); Gv 12,44-50

Nella lettura continua del libro degli Atti degli apostoli, il Lezionario ci fa saltare ancora qualche fatto piuttosto importante.

Le “puntate” mancanti

Anzitutto, la profezia (poi realmente avveratasi) di una grande carestia, che spinge la Chiesa di Antiochia a mobilitarsi per dare un aiuto concreto ai fratelli abitanti nella Giudea, e incarica Barnaba e Saulo di portarglielo (cfr At 11,27-30).

Saltiamo a piè pari anche la lettura del capitolo 12, che racconta della persecuzione di Erode che fa uccidere Giacomo e imprigionare Pietro (poi liberato miracolosamente da un angelo del Signore).

La forza della Parola

Il brano che leggiamo oggi parte dagli ultimi due versetti del capitolo 12 (dopo la notizia della morte di Erode).

Il primo è una sorta di “ritornello” gioioso, a constatazione del fatto che – nonostante tutte le traversie e gli ostacoli – il Vangelo è inarrestabile:

Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva.

Il secondo ci informa del ritorno di Barnaba e Paolo dalla loro missione a Gerusalemme, in compagnia dell’evangelista Marco.

Varietà di ministeri

Il primo versetto del capitolo 13 descrive la varietà di carismi presenti nella comunità di Antiochia:

C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo.

Come dicevo ieri, non sono solo i pastori, i “ministri ordinati”, ad animare e vivificare la Chiesa, ma tanti altri carismi e ministeri laicali.

Quelli che qui vengono definiti “profeti” e “maestri” potrebbero essere tradotti coi nostri termini moderni di “missionari” e “teologi”: anche Barnaba e Saulo sono annoverati tra questi.

Lo Spirito Santo protagonista

Se da questo capitolo in poi, dopo gli “Atti di Pietro”, Luca inizia a raccontare gli “Atti di Paolo” (cominciano qui, infatti, i viaggi missionari dell’Apostolo delle Genti), è però lo Spirito Santo il protagonista assoluto, e lo si evince dal passaggio centrale:

…lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Sàulo per l’opera alla quale li ho chiamati».

È lo Spirito che dirige la missione della Chiesa, la quale è in ascolto obbediente («Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando»).

Lo Spirito Santo può agire con libertà perché trova terreno fertile in una Comunità assidua nella preghiera, nella celebrazione dell’eucaristia, nelle opere di pietà e carità, nell’atteggiamento di penitenza e sobrietà che la rende disponibile e obbediente alla voce di Dio.

L’imposizione delle mani

Anche il gesto sacramentale più antico che ci sia stato tramandato (l’imposizione delle mani) è segno evidente di questa obbedienza totale allo Spirito Santo.

È il gesto di chi – pur essendo responsabile di una Comunità (e quindi vescovo o presbitero) – non se ne sente “padrone”, ma solo fedele amministratore, tanto da non tenere gelosamente per sé i propri “pupilli”, ma da congedarsene e donarli generosamente a tutto il mondo.


Proprio quello che avviene nella Chiesa di oggi, no? Dove alcuni parroci sono “intoccabili” e inamovibili, nonostante i tentativi dello Spirito di suggerire salutari “cambiamenti d’aria”…

Quanto bisogno abbiamo di tornare a quello spirito di totale disponibilità alla volontà di Dio, che lascia libero lo Spirito Santo di compiere meraviglie, come, dove, e quando vuole!