Ti sembra giusto essere così sdegnato?

Ti sembra giusto essere così segnato?

Ci sembra giusto arrabbiarci tanto con Dio quando non fa come diciamo noi? Chi crediamo di essere? Che diritti pensiamo di poter vantare sugli altri?

Omelia per mercoledì 11 ottobre 2023

Letture: Gio 4,1-11; Sal 85 (86); Lc 11,1-4

Il capitolo finale del libretto del profeta Giona ci fa capire quanto siamo insensati e quanto spesso chiediamo a Dio delle cose che non stanno né in cielo né in terra.

Bambini capricciosi

Come dicevo già lunedì nella breve presentazione di questo scritto, l’atteggiamento del profeta rappresenta la grettezza della comunità israelitica post-esilica, chiusa in se stessa e incapace di accettare che la misericordia di Dio potesse estendersi oltre i propri confini.

Di fronte alla decisione divina di perdonare i Niniviti che si erano convertiti, Giona reagisce come un bambino capriccioso:

«Signore, non era forse questo che dicevo quand’ero nel mio paese? Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis…»

Dio non fa preferenze

Peggio ancora: Giona descrive Dio con le stesse caratteristiche che il Signore stesso aveva rivelato Mosè (cfr Es 34,6-8), ma per rinfacciargliele, in quanto non sono più un’esclusiva di Israele:

«…perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato…»

Vorrebbe un Dio con due pesi e due misure: misericordioso e comprensivo con il Suo popolo, tremendo e inflessibile con gli altri… non ha capito, e non accetta che «Dio non fa preferenza di persone» (cfr At 10,34).

L’atteggiamento di Giona è più o meno il nostro, quando chiediamo a Dio di punire senza pietà i malvagi della terra non accettando che possano cambiare, e Lui, invece, si dimostra paziente, clemente e misericordioso.

Richieste assurde

Lo sdegno di Giona è così forte da fargli desiderare e invocare la morte.

Anche Elia, molto tempo prima, aveva chiesto a Dio di farlo morire (cfr 1Re 19,4), ma lui era mosso da zelo per la causa di Jaweh; Giona invece è spinto dal disappunto perché Dio non si comporta secondo i suoi schemi piccini piccini.

È per questo che all’inizio dicevo che questa pagina ci rappresenta in tanti momenti in cui chiediamo a Dio cose assurde; davvero si realizza in pieno quel detto di san Paolo sulla preghiera:

«nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (cfr Rm 8,26, traduz. CEI 1974).

Ti sembra giusto?

Giona si meriterebbe una bella sberla, ma Dio ha una pazienza infinita, e cerca di educarlo; di fronte a una richiesta tanto insensata, lo interroga:

«Ti sembra giusto essere sdegnato così?»

La domanda non è solo per il profeta, ma anche per tutti noi: siamo invitati a tornare sul nostro concetto di giustizia (quello che vorremmo adottasse anche Dio) e chiederci se è veramente giustizia o non piuttosto giustizialismo.

A me, per esempio, in questi giorni viene da chiedere se sia il caso che tutto l’Occidente (Italia in primis), si precipiti ad applaudire la reazione violenta e vendicativa di Israele agli attacchi di Hamas, convinti che l’unica giustizia possibile sia l’operazione “spade di ferro”

La parabola della vita

Alla prima domanda di Dio Giona non risponde, ma si pone fuori da Ninive, come un osservatore passivo, disinteressato…

Allora il Signore cerca di educarlo e farlo riflettere attraverso una parabola esperienziale, la “lezione delle cose”: fa crescere per lui una pianta di ricino che lo ripari dalla calura e dal sole cocente e poi la fa seccare in una notte.

Davanti a questo fatto, ancora una volta, Giona si arrabbia al punto da invocare la propria morte, e ancora una volta Dio lo interroga:

«Ti sembra giusto essere così sdegnato

Tutto è grazia

Dio vuole far capire a Giona (e a noi) che nella vita tutto è grazia, tutto è dono Suo, nulla è dovuto:

«Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica… E io non dovrei avere pietà di… più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?»

La vita è un mistero, e soprattutto non ce la meritiamo; la misericordia di Dio lo è ancora di più, perché ce la meritiamo ancora meno, ma il nostro tremendo egoismo ed egocentrismo ci impediscono di vedere oltre il nostro ombelico.

Perciò, interroghiamoci

Allora, dopo aver considerato quanto abbiamo ricevuto e riceviamo ogni giorno in modo totalmente gratuito e immeritato, chiediamoci anche noi:

  • ci sembra giusto arrabbiarci con Dio quando non si comporta come vorremmo?
  • Ci sembra giusto considerare gli altri come estranei, come oggetti, come numeri, come “pacchetti postali” anziché nostri fratelli?
  • Ci sembra giusto che Dio debba avere trattamenti di riguardo solo con noi e non con tutti gli uomini?