Comprendere la Parola di Dio è nutrirsene

Comprendere la Parola di Dio è nutrirsene

Capire la Parola di Dio non è una questione intellettuale: significa farla entrare come “cibo” nel cuore perché dia forza all’azione, specialmente nella carità.

Omelia per giovedì 5 ottobre 2023

Letture: Ne 8,1-4.5-6.7-12; Sal 18 (19); Lc 10,1-12

Ho già avuto modo di commentare nel gennaio dello scorso anno la splendida pagina che ascoltiamo oggi come prima lettura.

È una delle pagine più ricordate della storia di Israele nel post-esilio, perché ci presenta uno spaccato della spiritualità del popolo di Dio nel giudaismo: la sua commossa memoria delle grandezze passate, delle sue colpe, delle sue sofferenze e, insieme, la speranza in un futuro migliore.

La Parola di Dio è per tutti

Come dicevo nell’omelia che ho citato all’inizio, la Parola di Dio è destinata a tutti: non è un testo per pochi “adepti” o gruppi di prescelti.

È il libro del popolo del Signore: nessuno è escluso da questo incontro.

Ma va spiegata

Tutti abbiamo la fortuna di poter accedere facilmente alla Sacra Scrittura, ma resta sempre vero che non è un testo facile, e – oggi come allora – c’è bisogno di

leviti che… leggano il libro della legge di Dio a brani distinti e spieghino il senso… facendo comprendere la lettura.

A tal proposito, l’apostolo Pietro ci mette in guardia:

nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione (cfr 2Pt 1,20-21).

Ricorrere a libri, lezioni, conferenze di esegeti, biblisti e quant’altro ci possa aiutare a comprendere profondamente la ricchezza dei testi della Scrittura non è solo auspicabile, ma un dovere di ogni cristiano.

L’assemblea liturgica

Per comprendere la Parola di Dio, però, non basta studiarla con l’ausilio di strumenti e persone adeguate: occorre che essa sia messa al centro della vita di ogni comunità cristiana.

La Parola, infatti, sprigiona ed esercita tutta la sua forza soprattutto quando è proclamata in un contesto liturgico, specialmente nell’assemblea eucaristica.

La pagina ascoltata oggi ci dice che è proprio in un solenne contesto di assemblea (in greco ekklesìa – “Chiesa”), che la Parola suscita commozione e pianto.

La Parola unisce, perché Dio si rivolge sempre «al Suo popolo», non a una somma sparpagliata di singoli individui.

Comprendere significa agire

Il punto centrale che volevo sottolineare oggi, però, si trova alla fine del brano:

Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni e a esultare con grande gioia, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate.

Il fatto di «mandare porzioni» (la traduzione CEI 1974 aveva «mandare porzioni ai poveri») è il segno e la garanzia che la Parola è stata compresa, ovvero: è stata interiorizzata a tal punto da tramutarsi in azione concreta di carità.

Nutrirsi della Parola

Come il cibo viene introdotto in bocca, gustato, masticato e poi – una volta ingerito – si trasforma in forza ed energia per la vita e per l’azione, così deve essere per la Parola di Dio: se la ascoltiamo e capiamo intellettualmente ma rimaniamo fermi dove siamo, significa che non l’abbiamo assolutamente compresa, che non ce ne siamo realmente nutriti.