Dio ci ama, tutti. Natale del Signore 2020

Dio ci ama

Dio ci ama, tutti! A partire proprio da quanti non credono di meritare amore da nessuno, tantomeno da Lui. È questo il Vangelo del Natale da ri-annunciare!

Letture: Is 9,1-6; Sal 95 (96); Tt 2,11-14; Lc 2,1-14 (Messa della notte)

Ci si scambiano tanti regali a Natale… magari quest’anno un po’ meno, a causa dell’ennesimo lockdown per la pandemia.

Ce ne fa tanti anche il Signore di doni (e non solo a Natale), ma forse non ce ne accorgiamo, perché sono cose che diamo per scontate. Eppure non lo sono…

Pensate – ad esempio – alla salute: in un anno come questo cosa c’è di meno scontato della salute? Eppure quanti di noi ringraziano il Signore di non essersi ammalati di Coronavirus? O di esserne guariti?

A Natale regala un libro…

Quest’anno un regalo ce l’ha fatto anche la Liturgia, all’inizio dell’Avvento, facendoci adottare una nuova traduzione del Messale.

Non abbiamo solo cambiato un libro, così, per il gusto di “rinnovare gli arredi”, ma abbiamo iniziato a pregare in modo diverso alcune preghiere che recitavamo “a macchinetta” da una vita, per acquisire nuova consapevolezza nella fede.

Col “nuovo” Padre Nostro, stiamo cercando di capire che Dio «non ci induce in tentazione», non ci manda sadicamente delle prove per verificare se siamo capaci di resistere…

Non ci ha mandato nemmeno questa pandemia! No: non è questo il Suo regalo.

Le prove – però – fanno misteriosamente parte della nostra vita, e abbiamo sempre bisogno del Suo aiuto per affrontarle; per questo gli chiediamo di «non abbandonarci alla tentazione».

E anche quest’anno – come ad ogni Natale – è qui per ricordarci che Lui è l’Emmanuele, il «Dio con noi»: non ci abbandona di certo!

Un “nuovo” canto di Natale

Nell’Inno Gloria a Dio, che stanotte torniamo a cantare (dopo essercene privati nelle domeniche di Avvento), finalmente diremo qualcosa di più conforme a ciò che c’è scritto davvero nel testo originale del Vangelo appena ascoltato:

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

La nuova formulazione ha sostituito il consueto «pace in terra agli uomini di buona volontà» con «pace in terra agli uomini, amati dal Signore».

Non è una cosa da niente: prima – più o meno consapevolmente – affermavamo che il Signore è sceso sulla terra a portare pace solo alle persone “per bene”, volenterose, “in gamba”, buone…

Se fosse così saremmo spacciati! Io per primo! Quanti di noi potrebbero dirsi destinatari di questo Dono divino?

Invece l’annuncio del Natale è proprio l’universalità dell’Amore divino: Dio ci ama, tutti!

La Bibbia è piena di questa affermazione, continuamente ribadita… ma non avete idea di quanta gente non ci creda più.

Un Vangelo da ribadire

Soprattutto nelle ore di confessionale che precedono il Natale mi rendo conto di questa triste verità: gli uomini di oggi non si sentono amati da Dio, non si sentono degni del Suo Amore, della Sua benevolenza.

Molti si sono tenuti lontani dalla Confessione e dalla Comunione per mesi (o per anni) proprio a causa di questa convinzione sbagliata.

Ma come si può pensare che Dio ci ama solo se “facciamo i bravi”? Che faccia preferenze a seconda della nostra fedeltà o meno?

Se proprio deve fare preferenze, il Suo criterio è senz’altro il contrario del nostro:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17).

Dio ci ama perché abbiamo bisogno di essere amati! Perché il Suo Amore è l’unica “medicina” efficace contro la nostra solitudine.

Dio si è fatto uomo tra gli uomini proprio per questo: per annullare ogni distanza tra noi e Lui.

È sceso fino al punto più basso della nostra umanità, per non costringere nessuno a dover “scalare” la china per poterlo incontrare. E l’ha dimostrato fin dalla notte di Natale, convocando al Suo cospetto i pastori: gente povera, semplice, umile e disadattata, lontana dai “percorsi religiosi ufficiali”.

Dio ci ama con tenerezza

Dio ci ama così come siamo, coi nostri limiti, i nostri difetti, le nostre miserie. Continua a ripetercelo.

Ma, sapendo che facciamo fatica a capire i concetti, ha voluto ribadircelo in modo concreto, visibile, presentandocisi come un fanciullo. Il nostro è un Dio bambino, debole, fragile.

E un bambino non può suscitare altro in noi che tenerezza.

È l’immagine stupenda che ha usato ieri Papa Francesco alla fine dell’udienza generale:

«questo è quello che ci porta Dio, oggi: un modo meraviglioso in cui Dio ha voluto venire al mondo, e questo fa rinascere in noi la tenerezza, la tenerezza umana che è vicina a quella di Dio. E oggi abbiamo tanto bisogno di tenerezza, tanto bisogno di carezze umane, davanti a tante miserie! Se la pandemia ci ha costretto a stare più distanti, Gesù, nel presepe, ci mostra la via della tenerezza per essere vicini, per essere umani. Seguiamo questa strada. Buon Natale».