Non sacrifici, ma un cuore contrito
Il rinnovamento del culto richiesto dai Profeti consiste nel fare di se stessi un sacrificio: «uno spirito contrito, un cuore affranto è sacrificio a Dio».
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Il rinnovamento del culto richiesto dai Profeti consiste nel fare di se stessi un sacrificio: «uno spirito contrito, un cuore affranto è sacrificio a Dio».
Dalla supplica di Azaria possiamo imparare che se possiamo rivolgerci con fiducia a Dio è solo per amore del Suo nome e per la Sua fedeltà.
Fare il bene non è una cosa che viene naturale, nemmeno alle persone più buone: è qualcosa da imparare, giorno per giorno, imitando il Signore.
Il vero digiuno è cercare la giustizia a tutti i costi, gridando la verità, senza paura di essere profeti scomodi. Non c’è pace senza giustizia e verità!
Alture, vitelli, templi… quando la religione si mette a servizio della politica, l’infedeltà e l’idolatria sono servite su un piatto d’argento!
Fede e religiosità non sono la stessa cosa: spesso si rischia di ridurre il proprio essere cristiani a dei gesti che rasentano la superstizione. Stiamo attenti.
Chi è umile sa di non meritare ciò che ha e considera tutto una grazia; si accontenta di chiedere le “briciole” dell’Amore di Dio e viene esaudito oltre misura.
Quello che appare in questa pagina è un Dio totalmente trascendente, distaccato dall’uomo, inavvicinabile. Ma non è che a noi piace di più un Dio così?
Spesso diciamo che la volontà di Dio è incomprensibile. Ma siamo proprio sicuri che quella che chiamiamo Sua volontà non siano nostre idee distorte su di Lui?
La donna samaritana rappresenta tutta l’umanità, ma la sua storia è occasione per imparare da Gesù a guardare ogni essere umano nella sua dignità di persona.